Politica economica

La Corte dei Conti ora boccia i condoni

I magistrati, irritati per il Pnrr, criticano le sanatorie ma promuovono il governo

La Corte dei Conti ora boccia i condoni

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Le sanatorie fiscali determinano iniquità. È il monito della Corte dei Conti pronunciato a corollario del giudizio di parificazione sui Rendiconto generale dello Stato 2022. Una presa di posizione che, secondo le voci di Palazzo, si può leggere anche come una sorta di sottolineatura della propria funzione dopo le polemiche tra governo e magistrati contabili scaturite in seguito al decreto Pnrr che diminuisce il potere di interdizione della Corte. Una sottolineatura che, però, ha irritato (e non poco) la Lega che ha immediatamente fatto sapere di essere al lavoro su «una pace fiscale giusta e definitiva».
La Corte dei Conti ha evidenziato la «necessità di abbandonare definitivamente il ricorso a provvedimenti che offrono, per le difficoltà del recupero (e per esigenze di bilancio), la definizione agevolata dei debiti iscritti a ruolo e che, oltre ad incidere negativamente in termini equitativi e sul contributo di ciascuno al finanziamento dei servizi pubblici, rischiano di comportare ulteriori iniquità». Il ragionamento è il medesimo più volte rappresentato da altre istituzioni italiane ed europee. «Il ricorso ai condoni rischia di sollecitare aspettative di ulteriori condoni futuri, resi necessari proprio dalle medesime difficoltà finanziarie», ha osservato la magistratura contabile. Inoltre, «compromette l’efficacia impositiva ordinaria dell’amministrazione finanziaria, la cui attività perde di continuità ed efficienza». Questa politica fiscale, infine, «mina alla radice la credibilità del sistema, sottraendo alle imposte il loro significato di strumento democratico di finanziamento della cosa pubblica».
Complice la concomitante informativa del presidente del Consiglio Meloni nei due rami del Parlamento, le parole della Corte non hanno scatenato il solito bailamme politico. L’unica replica, come detto, è giunta dalla Lega. L’obiettivo è «la pace fiscale nell’interesse dello Stato e di milioni di cittadini perbene che sono da troppi anni ostaggio della burocrazia. Pagare meno per pagare tutti!
», spiega la nota del Carroccio. Un segnale evidente che Matteo Salvini su questo fronte non intende scendere a compromessi essendo parte integrante del programma politico di tutto il centrodestra.
Eppure questo argomento ha messo in ombra il resto del giudizio di parifica che è un sostanziale ok ai conti del 2022. Dunque, sebbene abbia operato a pieno regime per soli due mesi l’anno scorso, il governo in carica danni non ne causati. In particolare, è stata rimarcata la «prudenza» dell’esecutivo e il controllo «severo» sulla spesa svolto dallo Stato. Tra le criticità rilevate anche i ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni.
Insomma, le scorie della diatriba sul Pnrr non sono state ancora metabolizzate. Il presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, ha ribadito come «nel delicato circuito democratico il ruolo di garanzia della magistratura contabile a salvaguardia dei principi costituzionali che presidiano la sana gestione finanziaria». E anche il procuratore generale presso la Corte dei Conti, Angelo Canale, nella requisitoria ha evidenziato che «il controllore non opera per sé, ma esclusivamente nell’interesse pubblico».
E che il Pnrr sia una ferita ancora aperta lo ha testimoniato il presidente di coordinamento delle sezioni riunite della Corte dei Conti, Carlo Chiappinelli a proposito delle assunzioni nella Pa. «La soluzione dei problemi relativi alla qualità delle risorse umane della Pubblica amministrazione non può essere affidata solo ad un ricambio generazionale: le amministrazioni dovranno mettere in atto un forte intervento di riqualificazione del proprio personale mediante una intensa attività di formazione che punti a colmare quelle aree di competenza fino ad oggi trascurate», ha sottolineato.


La vera preoccupazione è la crescita economica: dopo l’ottima performance 2021-2022, «il differenziale di sviluppo dell’Italia rispetto alla media dell’area dell’euro tornerebbe ampiamente negativo» nei prossimi anni, ha chiosato il presidente di coordinamento delle sezioni riunite, Enrico Flaccadoro.

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