Politica economica

Infrastrutture, un piano da 200 miliardi: ecco tutte le opere in campo

200 miliardi di euro: a tanto possono arrivare i valori delle grandi opere infrastrutturali. Governo al lavoro per sbloccare i cantieri

Infrastrutture, un piano da 200 miliardi: ecco tutte le opere in campo

Il varo, per ora simbolico, del progetto sul Ponte sullo Stretto da parte del governo Meloni segnala un dato politico di peso: l'esecutivo intende spingere a tutto campo sulle nuove infrastrutture come volano di sviluppo e creazione di posti di lavoro. Uniontrasporti ha indicato in un recente report 247 opere dal valore complessivo di 200 miliardi di euro, di cui 104,5 già stanziati con fondi nazionali o Pnrr, che potrebbero fare nel prossimo decennio la differenza per la crescita del sistema Paese. Ora più che mai trainata dalle reti che accorciano tempi e costi delle connessioni nel Belpaese.

Dal Pnrr progetti per un valore di 40 miliardi di euro

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Matteo Salvini sarà centrale operativa principale per cui passeranno molte partite, ivi compresa quella del Ponte e molte sfide per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Da qui allo spartiacque del 2026 il ministero di Porta Pia avrà in gestione diretta progetti per un valore di 40 miliardi di euro dal Pnrr e ulteriori 21 miliardi per sviluppi infrastrutturali complementari. E in prospettiva ci sono una serie di progetti pensati da tempo e non ancora cantierati che, seppur già finanziati dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, non sono ancora stati avviati pragmaticamente.

Previste in Sicilia nuove autostrade

Parliamo di una sfida capace di mettere in campo decine di migliaia di posti di lavoro per ingegneri, progettisti, esperti di sostenibilità, operai, maestranze tecniche e lavoratori dell'indotto. L'effetto moltiplicatore del solo Ponte sullo Stretto potrebbe, a livello di filiera, raggiungere quota 100mila nuovi posti di lavoro secondo le stime del Mit recentemente riportate da Salvini. Ma non finisce qui. WeBuild, principale colosso italiano delle infrastrutture partecipato da Cassa Depositi e Prestiti, al Sud Italia sta lavorando anche su progetti di sistema come la nuova autostrada Palermo-Catania, un'opera da 3 miliardi di euro, e i tratti di potenziamento della Messina-Catania che secondo l'ex Salini-Impregilo metteranno a terra oltre 3mila nuovi posti di lavoro. La nuova Statale Jonica 106, il tratto ad alta velocità della ferrovia Salerno-Reggio Calabria e la metropolitana di Napoli-Capodichino, che connetterà la città all'aeroporto ad essa vicino, porteranno tale moltiplicatore di nuovi lavori a 4.400 unità.

E in prospettiva, a livello nazionale le infrastrutture possono essere le punte di lancia dello sviluppo del Paese. La Gronda di Genova appare il nuovo fronte su cui espandere la nuova "primavera" della città che ha avuto nel Ponte San Giorgio, nato dalle macerie del Viadotto Morandi, il suo simbolo. L'Italia fa pressione sull'Austria per accelerare i lavori sul Tunnel di Base del Brennero e, come abbiamo sottolineato su queste colonne, esiste anche la grande sfida delle reti ferroviarie ad alta velocità sull'asse Milano-Verona che possono essere l'abilitatore, una volta completate, del collegamento rapido con Monaco di Baviera, con potenziali diramazioni fino a Venezia e Trieste. Una sfida geopolitica ed economica che consoliderebbe i corridoi Ten-T in Europa.

Sace, in un report di metà 2022, sottolineava che la messa a terra dei grandi progetti infrastrutturali l’attivazione – diretta e indiretta – di valore aggiunto nel sistema produttivo per un valore pari a circa 37,8 miliardi di euro (+2,4% rispetto a uno scenario senza tali investimenti inclusi nel Pnrr)", praticamente come una manovra finanziaria aggiuntiva, "e un tasso di ritorno aggregato pari al 63%, che salirà a circa il 77% per gli investimenti in costruzioni, fino a toccare il valore massimo per quelli in ricerca e sviluppo (88%)".

Dal 2021 al 2026 la spesa italiana per le infrastrutture salirà mediamente del 2,6% annuo. Tutto questo senza considerare la parallela spinta infrastrutturale su reti energetiche, di generazione e trasporto di ogni tipo che può imporre un'ulteriore accelerazione,

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