Politica estera

Adesso Milei vuole le isole Falkland (e l'Antartico)

Il presidente argentino promette una lunga e complessa road map per ripristinare la sovranità di Buenos Aires sulle isole Falkland. E soprattutto un riallineamento accanto a Washington e Israele

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Le isole Falkland torneranno all'Argentina, parola di Javier Milei. E per dare vigore alla sua strategia sceglie di annunciare l'arrivo di una base americana nella Terra del Fuoco, come testa di ponte per riprendersi le leggendarie Malvine. Un passaggio che segna decisamente una sterzata verso Washington (ma anche verso Israele).

Era esattamente il 12 aprile di 42 anni fa, quando veniva dichiarata una zona di esclusione marittima, che copriva un cerchio di 200 miglia nautiche di raggio dal centro delle isole Falkland, da parte di Sua Maestà la regina Elisabetta II. Qualsiasi nave da guerra o ausiliaria argentina che fosse entrata nell'area avrebbe potuto essere attaccata dai sottomarini britannici a propulsione nucleare. Era l'inizio della la fase più acuta della guerra delle Falkland.

Una base americana per riprendersi le Falkland

La base americana, pubblicizzata da Milei in occasione della sua visita in Terra del Fuoco, sarebbe il primo passo, dunque, per dare vigore non solo alle rivendicazioni sulle isole (ancora sotto il controllo britannico), ma anche per rendere manifesta la rinnovata politica estera di Buenos Aires. Una scelta che è rimbalzata da un capo all'altro del subcontinente, gettando scompiglio tra i vicini di casa sudamericani. Milei ha bollato l'iniziativa, che passa per la base militare in quel di Ushuaia (la città più a sud del Pianeta), alla svolta geopolitica dell'Argentina nei confronti dei territori dell'Antartico. Un'iniziativa che sfida lo status quo emerso dal conflitto del 1982, che confermò le isole territorio d'oltremare di Sua Maestà. Milei però ribadisce: nessun conflitto all'orizzonte, le Falkland torneranno all'Argentina attraverso canali diplomatici e una complessa road map, in grado di ribaltare nel lungo periodo la condizione attuale dell'arcipelago.

Dalle rivendicazioni sulle Falkland allo scacchiere regionale

Queste iniziative, tuttavia, non possiedono un mero significato regionale. Se le le Falkland sono la porta dell'Antartide, in realtà riflettono concretamente la postura di Milei nel novero delle grandi nazioni mondiali. In questo solco si inserisce l'acquisto di 24 F-16, a riprova di come l'Argentina abbia tutta l'intenzione di rafforzare la propria capacità militare, approfondendo i propri legami con gli Stati Uniti. Stessa cosa dicasi per i rapporti con Israele: non è un caso che Milei abbia deciso di trasferire l'ambasciata argentina a Gerusalemme, respingendo le critiche dei suoi detrattori, animati dai timori sulla sicurezza del personale diplomatico.

Se, da un lato, questo riposizionamento può suonare sinistro tra i vicini di casa, in realtà potrebbe contribuire presto o tardi a un certo effetto domino da parte di quelle nazioni latinoamericane che potrebbero, in questo particolare crocevia della storia, reputare vantaggioso un riallineamento accanto Washington. Allo stesso tempo, il Sud America rischia di diventare teatro secondario delle tensioni geopolitiche attuali, balcanizzandosi ulteriormente. Il fatto che il Venezuela abbia stretti legami con Pechino, oppure la storica vicinanza tra Cuba e la Russia, nel breve periodo potrebbe contribuire ad agitare ulteriormente le acque della diplomazia sudamericana, in un'area perennemente martoriata da gravissime faglie, che vanno dal narcotraffico alla povertà diffusa, passando per il traffico di armi e la repressione politica.

Il supporto di Washington galvanizza Milei

Milei ha proseguito la sua ode ai valori americani, sostenendo che l'Occidente si troverebbe ora in pericolo perchè "i Paesi che dovrebbero essere difensori della libertà stanno abbracciando dosi crescenti di socialismo". "A lungo termine il socialismo ti mangia", tuona lapidario il presiente argentino, che giustifica il suo atteggiamento e le sue idee di politica estera con la storia recente del Paese. "Abbracciare il socialismo è costato all'Argentina cadere dall'essere il Paese più ricco del mondo al 140° posto".

"Il mio alleato sono gli Stati Uniti, siano essi democratici o repubblicani. E ragazzi, ci supportano. Ci hanno regalato un Hercules. Quello che è successo l'altro giorno è stato il più grande atto di sovranità degli ultimi quarant'anni. Perché una base militare sostiene la nostra rivendicazione sull'Antartide". Questa la nuova missione dell'Argentina nel mondo, che Milei ha raccontato con energizia e dovizia di dettagli martedì scorso, durante un'intervista televisiva con Alejandro Fantino, il personaggio dei media che lo ha catapultato alla fama. Quanto sia profondo l'abbraccio degli Usa verso Buenos Aires, invece, è ancora da vedere.

Ma una cosa è certa, a Washington come a Londra: in questo momento più che mai, nessuno sente il bisogno di una nuova battaglia per le Falkland.

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