Politica estera

Un altro Paese in Eurozona e Schengen: cosa significa per la Ue

Per Zagabria e per le istituzioni europee si tratta di un momento estremamente importante. L'ingresso della Croazia serve anche come segnale del rilancio dell'Ue nei Balcani occidentali

Un altro Paese in Eurozona e Schengen: cosa significa per la Ue

Il 2023 si apre con un primo cambiamento in seno all'Europa: la Croazia entra nell'area euro e nell'area Schengen. Il passaggio avviene esattamente dieci anni anni dopo che la Croazia ha fatto il proprio ingresso nell'Unione europea e dopo un percorso per la moneta unica iniziato a ottobre del 2017 e andato parallelamente a quello per entrare nella zona di libero scambio. In quest'ultimo caso, l'approvazione è avvenuto con una decisione del Consiglio europeo a dicembre del 2022.

Le tappe per l'euro

Come ricordato da Ansa, l'iter per l'ingresso nella zona euro è avvenuto con alcune tappe fondamentali: luglio 2019, con l'avvio della procedura dell'Eurogruppo per controllare le procedure legate al meccanismo di cambio; luglio 2020, in cui Eurogruppo e Banca centrale europea hanno inserito la Croazia e quindi la sua moneta nazionale, la kuna, negli Accordi europei di cambio. Infine settembre 2021, in cui Zagabria ha firmato il memorandum d'intesa con la Commissione e i vari Stati membri dell'Eurozona per coniare la nuova moneta. Una serie di passaggi formali di particolare rilevanza conclusi con l'approvazione del Consiglio europeo e poi, oggi, con il momento dell'abbandono definitivo della kuna, a sua volta subentrata al dinaro croato e a quello jugoslavo.

La Croazia in Schengen

Importante, sia sul piano economico che su quello della sicurezza, anche il passaggio nell'area Schengen. Saranno aboliti i controlli alle frontiere, sia quelli terrestri con Slovenia e Ungheria, sia quelli marittimi con l'Italia, con una velocizzazione e facilitazione degli scambi commerciali (utili per l'export croato) e dei viaggi. Tema, quest'ultimo, particolarmente sentito nell'economia croata soprattutto per il flusso di turisti che in estate arriva dall'area di libero scambio europea. Mentre sul piano della sicurezza, la Croazia ora diventa il Paese della frontiera esterna Ue con il confine più esteso, circa 1350 chilometri. In un'area colpita dai flussi migratori e dal passaggio per chi vuole entrare in Ue, i confini croati ora assumono particolare rilevanza, perché il passaggio verso gli altri Paesi già Schengen sarà, almeno al momento, completamente libero.

Esultano le istituzioni europee

Se per la Croazia si tratta di un momento particolarmente importante nel proprio destino europeo, altrettanto lo è, specie a livello politico, per Eurozona e Unione europea, che aggiungono un tassello non secondario soprattutto nella grande e complessa area balcanica. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha esultato parlando di "successo eccezionale", sottolineando come il Paese abbia realizzato "le riforme e le ristrutturazioni necessarie e ha fatto di tutto per continuare ad avere finanze pubbliche solide". Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha affermato che "l'euro è l'espressione monetaria del nostro destino comune e ha fatto parte del nostro sogno europeo. Ora il sogno diventa realtà per la Croazia". Mentre Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, intervistata dall'agenzia di stampa croata Hina ha detto che Zagabria deve essere orgogliosa di questo traguardo perché "riuscirà ad attrarre più investimenti, si creeranno nuovi posti di lavoro, crescerà l'economia, e potrebbe anche diventare un hub energetico europeo per fonti rinnovabili".

Rilancio per l'Ue nei Balcani occidentali

I torni estremamente positivi dell'Ue e della Bce sottolineano l'importanza politica e diplomatica di questo momento di transizione della Croazia, un Paese che già da tempo inserito nell'Unione, e che ora può essere ancorato ancora di più a Bruxelles attraverso Eurozona e Schengen. Questo serve non solo per rafforzare e migliorare i rapporti economici e finanziari con Zagabria, ma anche per mostrare ai Paesi dei Balcani che vogliono far parte di questi sistemi che il processo è possibile e non necessariamente molto lungo. Uno "spot" che arriva in un momento decisivo per l'intera regione visto che alla Bosnia Erzegovina è stato riconosciuto lo status di Paese candidato per l'Ue, ed è arrivato il semaforo verde per i negoziati di adesione di Albania e Macedonia del Nord.

Inoltre, in un momento molto critico delle relazioni tra Serbia e Kosovo, con Belgrado che non abbandona la volontà di rilanciare il processo di adesione all'Ue, l'ingresso nell'euro e Schengen della Croazia e il rilancio e approvazioni per Albania, Macedonia del Nord e Bosnia sottolineano il rinnovato interesse di Bruxelles per i Balcani occidentali.

Un interesse confermato anche dal vertice di Tirana e importante soprattutto in una fase in cui la guerra in Ucraina ha riportato in Europa tensioni belliche e strategiche che, specialmente nei Balcani, rischiano di rianimare divisioni pericolose e mai definitivamente sopite.

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