Politica estera

Cosa c'è da sapere sul voto turco

Chi sono i candidati, cosa dicono i sondaggi, come si vota: ecco tutto quello che c'è da sapere sulle elezioni più importanti degli ultimi anni in Turchia e non solo

Elezioni in Turchia, come si vota e chi sono i candidati: la guida completa

Le elezioni in Turchia del prossimo 14 maggio appaiono delicate sia per il contesto politico interno che per gli equilibri regionali. Si vota per eleggere il Presidente della Repubblica e il nuovo parlamento. Come nel 2018, le elezioni presidenziali e legislative sono state fissate in un'unica data. Prima della riforma costituzionale del 2017, il voto per il capo dello Stato e per il parlamento si sono invece sempre tenuti in anni differenti.

Per cosa si vota in Turchia il 14 maggio

Sono chiamati a votare tutti i cittadini turchi aventi almeno 18 anni. Possono esprimere la propria preferenza anche i cittadini turchi residenti all'estero. Quelle del 14 maggio sono le terze elezioni presidenziali nella storia del Paese anatolico. Le seconde dalla riforma costituzionale approvata nel 2017, con la quale è stato introdotto un sistema presidenziale. Prima di allora, il ruolo del capo dello Stato era poco più che cerimoniale, con le funzioni di capo del governo affidate al primo ministro. Quest'ultima figura è stata abolita con la riforma e quindi il presidente che sarà eletto il 14 maggio avrà anche i poteri di capo dell'esecutivo.

Per quanto riguarda le elezioni legislative, i turchi sceglieranno i 600 deputati della “Grande Assemblea Nazionale Turca”, la cui sede è nella capitale Ankara. Rispetto all'era precedente alla riforma del 2017, il parlamento oggi ha meno poteri. E riguardano soprattutto l'approvazione delle leggi e la promozione degli atti di indirizzo e controllo sull'operato del governo.

Qual è il sistema elettorale

Il sistema di voto per le presidenziali è piuttosto semplice. Ogni elettore può esprimere una preferenza, indicando il nome del candidato scelto sulla scheda. Per poter concorrere alle elezioni, occorre avere almeno 40 anni di età e aver completato il ciclo di istruzione superiore. Inoltre, possono schierare propri candidati soltanto quei partiti che, alle precedenti elezioni legislative, hanno raggiunto almeno la quota del 5% dei voti. Le altre formazioni possono concorrere alle elezioni presidenziali ma in coalizione con altri partiti, a patto che la somma dei voti ottenuti alle legislative precedenti da tali partiti superi il 5%. Sono ammesse anche candidature indipendenti, ma solo se il pretendente alla presidenza presenti alla commissione elettorale almeno centomila firme.

Risulta eletto il candidato in grado di superare il 50%+1 dei consensi. Qualora nessun candidato riesca a raggiungere questa soglia, è previsto un secondo turno tra i due candidati più votati. L'eventuale ballottaggio è stato fissato quest'anno per il 28 maggio.

Il sistema di voto per le legislative è proporzionale. Ogni lista presenta propri candidati negli 87 distretti elettorali costituiti per le elezioni. I confini dei distretti corrispondono nella maggior parte dei casi ai confini delle province turche. Soltanto nei casi di Istanbul, Ankara, Bursa e Smirne si ha una suddivisione delle province in più distretti. In base ai voti conseguiti in ciascun distretto, si procede a una ripartizione proporzionale dei seggi con il cosiddetto “metodo d'Hondt”. Hanno diritto alla ripartizione dei seggi solo quei partiti che, a livello nazionale, raggiungono la soglia di sbarramento fissata al 7%. Nelle elezioni del 2018 tale soglia era del 10%.

Chi sono gli sfidanti di Erdogan

I candidati alla carica di presidente della Turchia sono tre. Il presidente uscente, Recep Tayyip Erdogan, è in corsa per un terzo mandato. Secondo la costituzione riformata del 2017, il limite dei mandati è di due consecutivi. Tuttavia, non viene considerato il mandato ottenuto nel 2014 in quanto precedente alla riforma costituzionale. Erdogan è appoggiato, in primo luogo, dall'Akp. Ossia il partito da lui fondato nel 2002 e vincitore delle ultime elezioni legislative. L'Akp viene considerato di ispirazione islamista e conservatore. Negli anni di governo di Erdogan, pur senza rimuovere l'impostazione complessiva laica dello Stato, il partito ha comunque rilanciato il ruolo dell'Islam nella società. La coalizione in appoggio al presidente uscente, è formata anche da altri tre partiti. Si tratta del Movimento Nazionalista (Mhp), del Partito della Grande Unità (Bbp, considerato ultranazionalista sunnita) e infine del Partito della Nuova Presidenza (Yrp, considerato vicino all'Islam politico). Alla coalizione è stato dato il nome di “Alleanza Popolare”.

Ik principale sfidante di Erdogan è Kemal Kilicdaroglu. Leader del Partito Popolare Repubblicano (Chp), formazione di ispirazione laica e socialdemocratica fondata dal “padre della patria” Mustafa Kemal Ataturk, Kilicdaroglu è riuscito a riunire all'interno di un'unica coalizione partiti di diverso orientamento. Sostengono la sua candidatura infatti anche il nazionalista “Buon Partito” (Iyi), l'islamista Partito della Felicità (Sp) e infine il liberale Partito Democratico (Dp). Il collante della coalizione, denominata “Alleanza per la Nazione”, è dato soprattutto dall'opposizione pluriennale ad Erdogan. Kilicdaroglu ha 74 anni e, dopo una vita come funzionario statale, è entrato in politica con l'elezione in parlamento nel 2002 tra le file del Chp.

Il terzo candidato è Sinan Ogan, ex esponente del nazionalista Mhp. Espulso per ben due volte dal partito, oggi corre con una coalizione denominata “Alleanza Ancestrale”. La coalizione è formata dal Partito della Vittoria (Zp), di posizioni ultranazionaliste e fautore del cosiddetto “panturchismo”, e dal Partito della Giustizia (Ap), considerato vicino agli ambienti conservatori liberali. Fino a pochi giorni dal voto, della partita faceva parte anche Muharrem Ince. Candidato del Partito della Patria (Mp) e sfidante di Erdogan nel 2018 con il Chp, il 12 maggio ha annunciato il ritiro della sua lista. All'origine della scelta ci sarebbe un ricatto con un video hard, ma in molti hanno visto un'operazione volta a favorire Kilicdaroglu.

Per quanto riguarda le elezioni legislative, sono cinque le coalizioni in lizza. Oltre alle tre già menzionate sopra, ossia l'Alleanza Popolare, l'Alleanza per la Nazione e l'Alleanza Ancestrale, occorre annoverare anche altre due coalizioni che non hanno presentato candidati alle presidenziali. Si tratta dell'Alleanza “Lavoro e Libertà”, formata dai Verdi e del Partito dei Lavoratori Turchi. Importante sottolineare che all'interno dei Verdi è confluito anche il Partito Democratico dei Popoli (Hdp), noto in passato per essere uno dei riferimenti principali dell'elettorato curdo quando era guidato da Selahattin Demirtas.

C'è inoltre l'Unione delle Forze Socialiste, formata dal Partito di Sinistra, dal Partito Comunista e dal Movimento Comunista. Infine, il Partito della Patria di Ince presenta una propria lista non apparentata con altri partiti.

I temi affrontati durante la campagna elettorale

La campagna elettorale in Turchia è stata contrassegnata dal violento sisma del 6 febbraio scorso. La scossa, tra le più forti degli ultimi anni nell'area euro-mediterranea, ha provocato la morte di oltre 50mila persone. Una catastrofe che ha generato due effetti nelle settimane precedenti al voto. Da un lato, ha rischiato infatti di far rinviare sine die l'appuntamento elettorale. Dall'altro, ha condizionato e non poco i dibattiti. I sostenitori di Erdogan hanno messo in risalto la pronta risposta del governo all'emergenza. L'opposizione, dal canto suo, ha puntato il dito su alcuni ritardi nei soccorsi e sulla fragilità del sistema abitativo turco.

La campagna è stata condizionata anche dall'andamento dell'economia, in difficoltà negli ultimi anni. L'inflazione e la perdita di potere d'acquisto delle fasce più povere, hanno dato linfa alle ragioni dell'opposizione. Erdogan ha risposto promettendo aiuti e incentivi. Proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale, ha annunciato un piano per l'aumento dei salari minimi dei dipendenti pubblici e la distribuzione gratuita del gas per uso domestico.

Cosa dicono i sondaggi in vista del voto in Turchia

La corsa al voto è risultata intensa durante l'intero ultimo mese. Anche perché i sondaggi al momento parlano di una Turchia profondamente spaccata. Per quanto riguarda le intenzioni di voto per le presidenziali, viene dato in vantaggio Kemal Kilicdaroglu. Quest'ultimo è attestato tra il 47% e il 49%. Erdogan insegue con un distacco che va dai due ai cinque punti percentuali. Molto attardato Sinan Ogan. Appare probabile un ricorso al ballottaggio: se la Turchia dovesse tornare al voto il 28 maggio per il secondo turno, la distanza tra Kemal Kilicdaroglu ed Erdogan potrebbe essere minima. Occorre però sottolineare che tutti i sondaggi fin qui prodotti prevedevano la candidatura di Ince: possibile adesso pensare a un rafforzamento della posizione di Kilicdaroglu.

Nelle intenzioni di voto per le legislative invece, a essere in testa è l'Akp. Il partito del presidente uscente viene dato al 33%, mentre il Chp del suo principale sfidante è intorno al 27%. A livello di coalizione però, l'Alleanza per la Nazione è accreditata al 42%, mentre l'Alleanza Popolare in cui è compreso l'Akp è indietro di due punti percentuali.

I risultati delle precedenti elezioni

Nel 2018 le presidenziali sono state decise al primo turno. Erdogan ha infatti ottenuto il 52.5% dei consensi, Ince si è invece fermato al 30.6%. Il terzo incomodo in quell'occasione è stato rappresentato dalla candidatura di Demirtas, il quale però non è riuscito a raggiungere il 10%. In parlamento sono entrati cinque partiti: la maggioranza è andata all'Akp di Erdogan con il 42% dei consensi ricevuti e 295 parlamentari eletti. Considerando anche l'11% ottenuto dall'Mhp, l'Alleanza Popolare ha complessivamente ottenuto 344 deputati su 600.

Nell'opposizione il partito più votato è stato il Chp, con il 22% dei consensi e 146 deputati piazzati in assemblea. L'alleato del Buon Partito ha invece ottenuto il 10% e ha eletto 43 parlamentari. Il quinto partito in grado di oltrepassare la soglia di sbarramento è stato l'Hdp di Demirtas, il quale ha portato in assemblea 67 deputati.

Dove si deciderà il voto in Turchia

La Turchia è andata al voto anche in altre importanti occasioni negli anni successivi. Nel 2019, in particolare, si è assistito a un grande balzo del Chp nelle amministrative. Il principale partito dell'opposizione è riuscito infatti a vincere a Istanbul, Ankara e Smirne, raccogliendo consensi quindi in tutte le grandi città. Un dato che in parte può anticipare le dinamiche del voto del 14 maggio: Erdogan appare più forte nelle aree periferiche, mentre l'opposizione è in vantaggio nelle aree metropolitane.

Importante anche il voto dei turchi all'estero, nettamente sbilanciato nei sondaggi a favore del presidente uscente.

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