Politica estera

Meloni al Consiglio Ue: consultazioni con Macron, Scholz e Orban

Si cerca l’intesa su revisione del bilancio e fondi a Kiev. Il caso Salis e la "linea Zaki"

Meloni al Consiglio Ue: consultazioni con Macron, Scholz e Orban

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dal nostro inviato a Bruxelles

In una Bruxelles blindata per la protesta degli agricoltori, i capi di Stato e di governo dell’Ue arrivano all’Europa building di buon mattina. Prima del Consiglio europeo straordinario in programma oggi, sono infatti in agenda una serie di colloqui e consultazioni nel tentativo di trovare un punto di caduta comune sulla revisione del bilancio comune e sugli aiuti all'Ucraina. Ne discutono, seduti allo stesso tavolo, il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel (sua la foto postata su “X”), il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, il presidente francese, Emmanuel Macron, la premier italiana, Giorgia Meloni, e il primo ministro ungherese, Viktor Orban. Questi ultimi, peraltro, hanno avuto un nuovo faccia a faccia questa mattina, dopo il bilaterale notturno di ieri sera all’hotel Amigo di Bruxelles. Sul tavolo, ovviamente, la delicata vicenda di Ilaria Salis, che da giorni è al centro di fitte interlocuzioni diplomatiche tra Roma e Budapest.

Non è un caso che nelle ultime 48 ore la premier abbia scelto la linea del silenzio, in attesa di fare il punto direttamente con il primo ministro ungherese. D'altra parte, è ferma convinzione di Meloni che sulla vicenda vada seguito esattamente lo stesso spartito adottato per Patrick Zaki, perché - è il senso del suo ragionamento - nessuna soluzione diplomatica può andare a buon fine alimentando polemiche con lo Stato estero con cui si deve trattare ("su Salis è in corso un attacco per rovinare le buone relazioni tra Italia e Ungheria", ha fatto sapere il portavoce di Orban). Di qui l’indicazione a ministri e gruppi parlamentari di astenersi da qualunque commento in proposito e non inseguire l’opposizione che sta cercando di "politicizzare la vicenda" rischiando di "danneggiare la stessa Salis come già accaduto in passato con Zaki".

Una linea, quella della presidente del Consiglio, condivisa dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Che difende l’operato del governo ma guardandosi bene dall’aprire fronti polemici con Budapest.

La Farnesina, peraltro, si starebbe muovendo per convincere le autorità ungheresi a spostare Salis in un istituto penitenziario che le garantirebbe condizioni di detenzione più dignitose, sempre con l’obiettivo finale degli arresti domiciliari in Ungheria (e a quel punto si potrebbe far valere la convenzione in essere tra Roma e Budapest e chiedere l’esecuzione della misura in Italia).

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