Politica estera

Nuova Zelanda, la destra vince trainata dagli agricoltori

Il conservatore Christopher Luxon ha sconfitto il laburista Chris Hipkins, ponendo fine a sei anni di governo della sinistra. Determinante il voto degli agricoltori

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La Nuova Zelanda ha deciso di svoltare a destra. Nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, il conteggio delle schede per l’elezione del nuovo governo ha consegnato la vittoria in mano al candidato Christopher Luxon, ex dirigente di una compagnia aerea e leader della coalizione composta dal suo National Party e dal partner di minoranza Act.

I neozelandesi hanno seguito la speranza e hanno votato per il cambiamento”, ha affermato il conservatore, promettendo di occuparsi di ogni cittadino con sgravi fiscali e una ripresa dell’economia. “Ridurremo il costo della vita, ripristineremo la legge e l'ordine. Forniremo una migliore assistenza sanitaria ed istruiremo i nostri figli in modo che possano crescere e vivere la vita che sognano”.

Un ruolo determinante nella vittoria di Luxon lo hanno avuto gli agricoltori. Il governo laburista, infatti, era intenzionato a tassarli per le emissioni corporali del loro bestiame, in vista dell’obiettivo net-zero nel 2050. L’economia neozelandese è trainata da questo settore, con circa 10 milioni di bovini e 25 milioni di pecore che vagano per i pascoli della nazione.

L'esito del voto ha infranto le speranza del laburista Chris Hipkins di ottenere un terzo mandato. Asceso al vertice del Paese dopo le dimissioni del suo carismatico predecessore Jacinda Ardern, il leader della sinistra ha ammesso la sconfitta quando era stato conteggiato l’85% delle schede. “Non siamo nella posizione di formare un governo”, ha detto ai suoi sostenitori radunati nella capitale Wilington. “Il risultato di stasera non è quello che nessuno di noi voleva, ma voglio che siate orgogliosi di ciò che abbiamo ottenuto negli ultimi sei anni”.

Circa 3.5 milioni di persone si sono registrate per votare nei seggi aperti dalle 9.00 alle 19.00. Le principali preoccupazioni che hanno guidato la scelta nella cabina elettorale sono state l’alto costo della vita, le falle nel sistema sanitario e l'aumento della criminalità, a cui si sono aggiunti i crescenti timori per le divisioni razziali.

Fin da subito, è stato chiaro che nessuno dei due candidati avesse la possibilità di ottenere una maggioranza nel parlamento monocamerale di 120 seggi. Questa è sempre stata la normalità nella politica neozelandese, con l’unica eccezione di Ardern nel 2020. Christopher Luxon dovrà quindi puntare ad una coalizione, in cui potrebbe avere un ruolo chiave il Maori Party del populista 78enne Winston Peters, che ha fatto parte di tre governi dal 1996.

Il rappresentante della popolazione indigena neozelandese si è più volte lamentato delle discriminazioni subite dalla sua gente, chiedendo una governance condivisa e un ruolo maggiore per la lingua maori.

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