Politica estera

Tagli, privatizzazioni e lotta ai soldi facili: la ricetta di Milei per l'Argentina

Il nuovo presidente argentino ha basato la sua campagna elettorale sulla riduzione al minimo dell'apparato statale, visto come causa del crollo economico del Paese

Tagli, privatizzazioni e lotta ai soldi facili: la ricetta con cui Milei ha conquistato l'Argentina

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Tagli, privatizzazioni e lotta ai soldi facili: la ricetta con cui Milei ha conquistato l'Argentina

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La vittoria di Javier Milei alle elezioni presidenziali è una vera e propria rivoluzione all’interno della politica argentina. L’ascesa dell’economista ultra-liberale, infatti, rompe il duopolio dei macristi e dei peronisti, le formazioni che hanno dominato la democrazia del Paese dalla fine della dittatura militare (1983). I due partiti tradizionali, però, hanno perso il sostegno di ampie fette della popolazione, di cui il 40% vive sotto la soglia di povertà, a causa di una situazione economica disastrosa e alla corruzione diffusa in tutto il sistema. Ed è proprio a questi disillusi e “traditi” che El loco ha fatto appello durante la campagna elettorale, scagliandosi con particolare ferocia sull’entità percepita come nemica dell’Argentina e fautrice del suo collasso: l’apparato statale.

Alla base del programma di Milei vi sono i tagli alla spesa pubblica, per porre fine al “modello impoverente dello Stato onnipresente, che beneficia solo alcuni mentre la maggioranza soffre”. Un’impresa titanica, considerando che vi sono milioni di argentini che dipendono dall’assistenza sociale e dai sussidi governativi per carburante, elettricità e trasporti. Le casse del Paese, però, sono in rosso, con un debito di 44 miliardi di dollari e il Fondo monetario internazionale che incombe sul governo che entrerà in carica il 10 dicembre. Servono misure “shock” per risollevare l’economia e secondo l’analista politica Ana Iparraguirre, citata dall’Agi, “chiunque entri in carica dovrà prendere alcune decisioni rapide che danneggeranno la gente”.

Altra colonna portante della politica di Milei, che si definisce ultra-liberista e anarco-capitalista, è la privatizzazione selvaggia delle aziende statali. In piena campagna elettorale aveva persino proposto la completa eliminazione della sanità pubblica, una posizione poi abbandonata in favore di una retorica più moderata in gradi di attrarre elettori indecisi. La sua idea è di lasciar fare tutto al mercato, seguendo il modello ottocentesco di istituzione nazionale “night watchman” ridotta al minimo. Questa sua convinzione, però, non piace alle grandi aziende argentine, che proprio dagli appalti statali fanno derivare gran parte del loro fatturato.

Nonostante la pioggia di critiche degli opinionisti e osservatori sia interni, sia esterni al Paese, Javier Milei ha fatto presa sulla popolazione.

Meglio un pazzo che un ladro” è l’opinione che molti hanno espresso durante i festeggiamenti per la vittoria di El loco, sintomo di una disaffezione degli elettori per una classe politica percepita sempre di più come “casta” e del desiderio di una rivoluzione che possa far uscire l’Argentina dalla palude della stagnazione in cui sta navigando da troppo tempo.

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