Politica estera

Gli Usa lasciano il Niger: le porte dell'Africa aperte a Iran e Russia

Il governo golpista di Niamey aveva già terminato "con effetto immediato" l'accordo di cooperazione militare con Washington a marzo. Gli sforzi diplomatici della Casa Bianca non hanno avuto successo

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Nuovo colpo alla presenza militare statunitense in Africa. Secondo quanto riferito dal New York Times, più di mille soldati americani lasceranno il Niger nei prossimi mesi. La decisione ha fatto seguito all’annuncio della giunta golpista di Niamey, chiamata Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (Cnsp), e ai colloqui tra le due parti, durante i quali il vicesegretario di Stato Usa Kurt Campbell ha detto al primo ministro nigerino Ali Lamine Zeine che Washington non è d’accordo con la svolta del Paese verso Russia e Iran.

Il 16 marzo il governo militare della nazione africana, al potere dal colpo di Stato del luglio scorso, ha interrotto “con effetto immediato” la cooperazione con gli Stati Uniti firmata nel 2012. La decisione è stata resa pubblica in un discorso alla televisione nazionale Rtn letto dal portavoce della giunta Amadou Abdramane: “Tenendo conto delle aspirazioni e degli interessi del suo popolo, il governo ha deciso di interrompere l'accordo relativo allo status delle forze armate degli Stati Uniti”. Il colonnello ha definito la presenza di soldati americani “illegale” e in violazione “di tutte le regole costituzionali e democratiche”. Inoltre, secondo Niamey, l’accordo sancito dodici anni fa sarebbe “illegittimo e ingiusto”, perché imposto unilateralmente da Washington “tramite una semplice nota verbale”.

La maggior parte dei soldati e del personale Usa presente nel Paese è distaccato presso la base aerea 201. Stando a quanto riferito da fonti dell’amministrazione Biden, il loro ritiro inizierà nei prossimi giorni e richiederà mesi per essere completato. A nulla sembra dunque essere servita la visita di marzo a Niamey di una delegazione guidata da Mollyt Phee, assistente segretaria di Stato per gli Affari africani, e comprendente anche il comandante dell’Africom Michael Langley. Il portavoce del governo nigerino ha riferito che in quell’occasione i funzionari statunitensi hanno lanciato al governo l’accusa “cinica” di aver stretto un accordo segreto per fornire uranio all’Iran, hanno criticato le sue scelte in fatto di alleati e minacciato ritorsioni. Dopo questo incontro, la Casa Bianca e il dipartimento della Difesa hanno tentato di portare avanti gli sforzi diplomatici, senza successo.

Nel Paese vi è un clima di diffuso risentimento per la presenza degli Stati Uniti. Ne è stata una prova la manifestazione nella capitale del 13 aprile, durante la quale centinaia di persone hanno chiesto il ritiro delle truppe americane. Il Niger, inoltre, ha già interrotto la sua cooperazione militare con la Francia. Nel settembre del 2023, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato il ritorno in patria del contingente stanziato nel Paese dal 2015 per contribuire alla lotta contro le formazioni jihadiste.

Pare dunque che Niamey sia definitivamente orientata con l’”asse” che, ad oggi, si oppone all’Occidente.

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