Politica internazionale

Così lo strapotere delle Big Tech minaccia la democrazia

Lo strapotere del Big Tech della Silicon Valley, sviluppato d’intesa con una parte importante dell’establishment di Washington, sta consentendo l’inimmaginabile: la censura sui social media. La prefazione di Marcello Foa al libro "Big Tech. Sfida alla democrazia" di Roberto Vivaldelli

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Pubblichiamo la prefazione a cura di Marcello Foa di "Big Tech. Sfida alla democrazia" (clicca qui), l'ultimo libro di Roberto Vivaldelli edito da Giubilei Regnani nella collana "I tornanti" curata dal responsabile del Giornale.it, Andrea Indini.

Dicono che Roberto Vivaldelli viva in una località segreta dell’Oregon, ma non è vero. Vive in un posto, questo sì segreto, del suo amato Trentino. E da lì si muove raramente. Ma la lontananza non gli impedisce di analizzare con originalità e oggettività le vicende americane, ribadendo la validità di un assunto filosofico troppo spesso dimenticato nella nostra epoca, secondo cui solo osservando la realtà da lontano riesci a leggere le grandi dinamiche del nostro tempo. Quando sei troppo vicino, troppo immerso nella notizia, ne cogli solo una piccola porzione e il tuo giudizio è sempre parziale. Se abitasse davvero nell’Oregon, Vivaldelli non potrebbe commentare l’attualità statunitense con il giusto respiro, come fa regolarmente su ilgiornale.it, né scrivere un saggio come questo, che ha un grande pregio: illumina la parte nascosta della Luna, ovvero, di quella Silicon Valley ipertecnologica che è diventata sistemica e che condiziona non solo la nostra vita quotidiana – considerata la nostra dipendenza dal mondo digitale, in primis dallo smartphone – ma che rappresenta uno dei settore trainanti dell’economia mondiale e che è destinato a condizionare la sfida tra Stati Uniti e Cina per la supremazia geostrategica.

Il problema è che, solitamente, i nostri media si occupano di queste tematiche in modo superficiale e sovente compiacente. Vedi gli articoli che magnificano gli ultimi modelli della Apple o i prodigi del nuovo sistema operativo Android, che contribuiscono alla diffusione dei social media, sia quelli “vecchi”, sia quelli nuovi, dunque da Facebook a TikTok, senza chiedersi quali implicazioni essi abbiano sulla nostra convivenza e persino sulle nostre facoltà mentali. Si accontentano dell’apparenza, senza andare in profondità. Il che è un problema, perché noi stiamo vivendo una trasformazione epocale, ben più incisiva dell’era precedente, quella televisiva. Una trasformazione che, se le nostre società fossero mature e consapevoli, avrebbe dovuto essere accompagnata da uno scrutinio attento ed esigente da parte dell’opinione pubblica, a tutela dei nostri diritti e della nostra privacy. E invece è stata necessaria la denuncia di una docente di Harvard, Shoshana Zuboff, per rivelare mutamenti e condizionamenti inimmaginabili e che costituiscono l’ossatura del capitalismo della sorveglianza, dal titolo del suo celebre libro; un capitalismo che sta cambiando la fisionomia non solo dell’economia di mercato ma anche della nostra democrazia.

Nella sua opera, Roberto Vivaldelli amplia la riflessione critica, scaturita a livello internazionale dalla pubblicazione dell’opera della Zuboff, con una prosa piacevole e chiara, coinvolgendo nelle riflessioni alcuni esperti italiani, di cui vengono pubblicate brevi e circostanziate interviste, nonché facendo emergere le connessioni invisibili tra la Silicon Valley e il Pentagono, che hanno implicazioni inquietanti per la libertà di ognuno di noi e che rischiano di fare piombare le società occidentali democratiche in un sistema di controllo sociale oppressivo e implacabile, simile a quello in essere in Cina. Scenario che al lettore potrebbe apparire estremo ma che, purtroppo, non va escluso considerando la vastità e la pervasività delle banche dati digitali, che hanno assunto proporzioni stratosferiche.

Lo strapotere del Big Tech della Silicon Valley, sviluppato d’intesa con una parte importante dell’establishment di Washington, sta consentendo l’inimmaginabile: la censura sui social media, ufficialmente per contrastare le campagne di disinformazione delle potenze nemiche, Cina e Russia; in realtà per estromettere opinioni non conformi al mainstream e che si è sostanziata addirittura nella chiusura di account di famosi leader politici, ovvero, nell’antitesi di quella che è stata la nostra democrazia fino a pochi anni fa. Questo saggio è scritto con passione ma, al contempo, con equilibrio e poggia su basi documentali solidissime. L’autore interpreta ma non inventa, e per questo alcuni capitoli sorprenderanno il lettore, scuotendo verosimilmente anche alcune certezze. Lo scopo ultimo dell’opera è proprio di ampliare la consapevolezza collettiva su un argomento che è fondamentale per il nostro futuro, per la tutela della nostra libertà.

Una missione a cui Vivaldelli adempie con coraggio intellettuale e con encomiabile chiarezza.

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