Politica internazionale

Europa, Nato e Mediterraneo: cosa rivela il discorso "strategico" di Mattarella

Il presidente della Repubblica, nel suo discorso di fine anno, si concentra anche sulla posizione italiana nello scenario internazionale

Europa, Nato e Mediterraneo: cosa rivela il discorso "strategico" di Mattarella

Le "nostre scelte strategiche" per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sono "l'Europa, la scelta occidentale, le nostre alleanze". Il capo dello Stato, nel tradizionale discorso di fine anno dal Quirinale, ribadisce le linee della politica estera italiana in uno scenario globale e, come definito nel videomessaggio, "per larghi versi inedito".

Scelte europeiste e atlantiste che rappresentano anche la linea di fondo del governo guidato da Giorgia Meloni e che segnano, ancora una volta, la netta consapevolezza del Quirinale sulla posizione seguita dall'Italia nello scacchiere internazionale. L'appartenenza e la partecipazione consapevole all'Unione europea, idem quella all'Alleanza Atlantica, sono elementi che hanno sempre contraddistinto il mandato di Mattarella, che oggi vengono ribaditi in una fase in cui l'Europa appare fragile e priva di leadership e che davanti ai suoi occhi si trova una sfida epocale come la guerra in Ucraina, la crisi energetica e di conseguenza quella economica.

Proprio sul conflitto in corso, Mattarella si è soffermato definendola "folle" e ha continuato spiegando che "la risposta dell'Italia, dell'Europa e dell'Occidente è stata un pieno sostegno al Paese aggredito e al popolo ucraino, il quale con coraggio sta difendendo la propria libertà e i propri diritti". Un modo per ricordare come l'Italia sia saldamente ancorata ai propri impegni derivanti dal Patto atlantico di cui Mattarella si è sempre fatto garante, ma anche per ribadire come la linea del Quirinale sia quella della netta adesione alle scelte di politica estera della Nato e dell'Ue nel sostenere Kiev e nel condannare Mosca. Sul punto, lo stesso capo dello Stato ha tenuto a soffermarsi anche su un concetto molto netto sull'andamento della guerra: "Se l'aggressione avesse successo, altre la seguirebbero, con altre guerre, dai confini imprevedibili". Una frase non secondaria, che esprime in modo cristallino e sintetico il pensiero di come debba declinarsi l'impegno italiano e occidentale nella guerra.

Il presidente della Repubblica ha tracciato anche un altro percorso prioritario dell'agenda estera italiana, ovvero quella mediterranea e rivolta al fronte meridionale non solo del Paese, ma anche della Nato e della stessa Ue. Mattarella ha parlato di "primaria responsabilità nell'area che definiamo Mediterraneo allargato" e ha riconfermato "il nostro rapporto privilegiato con l'Africa".

Messaggi particolarmente importanti che entrano, anch'essi, in piena condivisione con il governo e che sottolineano quella visione di Roma rivolta a un'area che non guarda solo al Nord Africa, ma, come appunto descrive il concetto di Mediterraneo allargato, si volge anche al Sahel, al Corno d'Africa, al Mar Rosso, al Medio Oriente, fino anche al Mar Nero e appunto l'Europa. Una regione in cui l'Italia è impegnata con la diplomazia, le proprie forze armate e le aziende, strategiche ma anche eminentemente private, e che è connessa in modo inequivocabile alla sicurezza e agli interessi politici ed economici ed energetici del Paese. Riferirsi al Mediterraneo allargato indica quindi una piena continuità con la tradizione della diplomazia italiana in un quadrante dove le sfide globali e gli interessi nazionali, si intrecciano così come il gioco di tutte le grandi potenze, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Cina alle varie nazioni europee, fino alla Turchia e alle petromonarchie arabe.

Fondamentale anche il passaggio sul "rapporto privilegiato con l'Africa", non solo per la certificazione di un impegno condiviso con Palazzo Chigi sul ruolo che può avere Roma nel continente a sud di quello europeo, ma anche per ribadire la centralità di esso con la diplomazia dello stesso Mattarella. Il presidente della Repubblica si è impegnato anche di recente in viaggi istituzionali dall'Africa settentrionale a quella subsahariana, e questi impegni sono serviti anche nell'ottica di una nuova politica energetica che si basa anche sull'Africa per diversificare le fonti di idrocarburi sganciandosi dalla Russia. Il continente africano però non è solo energia, materie prime, grandi mercati, nazioni che vogliono crescere, ma anche rotte migratorie, traffici illegali, povertà, crisi climatiche, guerre e terrorismo islamico.

Di fronte a questo connubio di opportunità e pericoli, l'Italia, tra missioni militari, diplomazia e investimenti cerca di frenare il contagio del caos impegnandosi attivamente per sostenere la stabilità, utile sia al continente che a se stessa.

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