Politica internazionale

Italia e Usa, lezioni sull'immigrazione

L'Italia, come il mio Paese, gli Stati Uniti, si trova ad affrontare ai propri confini una crescente crisi migratoria

Italia e Usa, lezioni sull'immigrazione

L'Italia, come il mio Paese, gli Stati Uniti, si trova ad affrontare ai propri confini una crescente crisi migratoria. Più di 7 milioni di immigrati sono entrati negli Stati Uniti solo negli ultimi anni, ed anche il numero di migranti che arrivano in Italia è in forte aumento. La sfida non è destinata a sparire e, anzi, continuerà a peggiorare se non verrà affrontata con decisione. La mia esperienza come Segretario di Stato mi ha fornito degli insegnamenti chiave che possono essere utili ad entrambe le nostre nazioni.

In primo luogo, ogni governo ha la solenne responsabilità di proteggere i propri confini e di controllare chi entra nel Paese. Si tratta di un imperativo di sicurezza nazionale. Un confine aperto rende impossibile identificare potenziali terroristi e criminali che entrano in uno Stato, incoraggiando allo stesso tempo gli individui più pericolosi a provarci. Negli Usa, il numero di criminali arrestati mentre attraversavano illegalmente il confine meridionale è aumentato del 2500% negli ultimi tre anni, da quando cioè il presidente Trump e io abbiamo lasciato l'incarico - e questo non include i molti che hanno attraversato senza essere catturati. In Italia, il costo dell'immigrazione clandestina è spesso sostenuto dalle città e dalle comunità più piccole che non sono attrezzate per gestire un afflusso massiccio di migranti. In effetti, in un caso, l'isola di Lampedusa è stata sopraffatta quando in un solo giorno sono arrivati più immigrati del numero di cittadini italiani che ci vivono.

Consentire questo tipo di immigrazione clandestina non è né umano né compassionevole: non solo perché danneggia le nostre stesse popolazioni, ma anche perché incoraggia modalità di immigrazione molto più pericolose che spesso lasciano i migranti alla mercé di organizzazioni criminali di mercanti di uomini.

Il traffico di immigrati attraverso il confine meridionale dell'America è diventato un'industria da miliardi di dollari, con molti immigrati che vengono ricattati per cifre sempre più alte, anche una volta entrati negli Stati Uniti. I cartelli del crimine hanno ripetutamente usato folle di migranti per travolgere i punti di valico rendendo più facile il contrabbando di droghe e traffici di ogni genere. Per quanto riguarda l'Italia, il caso è più o meno lo stesso: oltre 2.500 migranti sono morti in mare nel 2023, e quasi 100 sono morti in un unico naufragio al largo delle coste italiane esattamente un anno fa. Sull'imbarcazione affondata c'erano trentacinque bambini. Questi tentativi pericolosi e talvolta fatali di attraversare il mare possono essere mitigati solo da politiche di immigrazione forti che inviino un messaggio chiaro: «Non vale la pena correre questo rischio».

Infine, l'idea di affrontare le «cause profonde» della migrazione - il grido di battaglia preferito dalla sinistra di tutto il mondo - non risolverà il problema. Le cause dell'immigrazione di massa - ricerca di migliori opportunità economiche o fuga da instabilità politica, guerre o insicurezza alimentare - esistono dalla notte dei tempi. L'idea che un aumento degli aiuti internazionali risolva magicamente i problemi del mondo e porti a una riduzione dell'immigrazione è una favola.

Si tratta di problemi sistemici, complessi e profondamente radicati che non si risolveranno da un giorno all'altro. Ciò non significa, ad esempio, che gli Stati Uniti e l'Italia non debbano continuare a combattere e smantellare i gruppi jihadisti islamici nel Nord Africa. Ma non dobbiamo nemmeno aspettarci che questi sforzi fermino il flusso di migranti verso l'Europa.

Dovremmo invece concentrarci sulla ricerca di soluzioni di buon senso che affrontino i problemi attuali dell'immigrazione e scoraggino gli immigrati futuri. A volte questo richiede di pensare fuori dagli schemi. Durante il mio mandato di Segretario di Stato, abbiamo negoziato la politica del «Remain in Mexico», che stabiliva che se un immigrato desiderava chiedere asilo negli Stati Uniti, non poteva già trovarsi nel Paese illegalmente. Questo semplice accordo, unito alla continua costruzione del muro di confine, ha contribuito a riportare l'immigrazione illegale sotto controllo. A questo proposito plaudo all'approccio innovativo del Primo Ministro Giorgia Meloni, in particolare al suo piano di inviare i migranti in Albania mentre le loro richieste vengono esaminate. Il suo piano contiene la stessa logica della nostra politica, il già citato «Remain in Mexico»: gli immigrati non dovrebbero poter presentare domanda di asilo se si trovano già nel vostro Paese illegalmente. E anche il piano dell'UE di collaborare con la Tunisia - punto di partenza di molti migranti - per bloccare le partenze è una buona strategia.

Infine, dobbiamo ricordare l'obiettivo di tutte le politiche sull'immigrazione. Non si tratta di concedere accesso e asilo senza limiti a chiunque lo desideri. Si tratta piuttosto di individuare individui e famiglie che desiderano veramente diventare cittadini, partecipare alle loro nuove comunità e contribuire al successo economico del loro nuovo Paese. Non c'è dubbio che ci siano molti immigrati di questo tipo che desiderano entrare sia in Italia che negli Stati Uniti.

Solo facendo rispettare la legge e mantenendo l'ordine nel processo di immigrazione potremo individuare queste persone meritevoli e dare loro la possibilità di diventare cittadini.

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