Coronavirus

Da addestratore di cani a cacciatore di varianti. "Io, scienziato per caso"

Federico ha scoperto Cerberus da casa: il suo lavoro è diventato ufficiale. E un'azienda Usa lo ha assunto

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«Dai, spegni quel computer, vieni a dormire» deve avergli detto sua moglie, almeno una cinquantina di volte, durante il lockdown. «Un minuto e arrivo». Ma spesso e volentieri il minuto diventa un'ora, l'ora una mezza nottata.

È così che Federico Gueli, 47 anni, milanese trapiantato a Como, riesce in un'impresa incredibile. Scopre la variante Cerberus che, alla fine del 2022, diventa predominante nella pandemia di Covid. Lui non è microbiologo, non fa parte di nessun team, di nessun laboratorio, non ha nemmeno una laurea. È semplicemente un istruttore cinofilo che si trova a non lavorare quasi per niente nei mesi del lockdown 2020. E che si scopre scienziato. In tuta da ginnastica.

Mentre mezza Italia impara a fare il pane in casa e si ammazza di serie tv e videogiochi, lui divora libri di genomica. «Mi piace molto - spiega come fosse la cosa più naturale del mondo - Mi sono sempre interessato di zoonosi, cioè le malattie che gli animali possono trasmettere all'uomo». Da lì l'idea di aderire al progetto Pango, il comitato che insegue le varianti del Covid, e di scaricare sul pc di casa il software sviluppato dai membri del laboratorio Andrew Rambaut, con un'applicazione web creata dal Center for Genomic Pathogen Surveillance nel South Cambridgeshire. «Basta avere un computer e una connessione».

Ci sono chilometri di sequenze genomiche da analizzare: sono i campioni che provengono da aeroporti, centri prelievi, test effettuati nelle capitali di tutto il mondo. I laboratori dei big spesso non hanno il tempo per visionarle tutte e allora si affidano a un gruppo di volontari (non per forza del settore) per cercare di giocare d'anticipo su un virus che corre velocissimo e continua a cambiare forma. Nella squadra di cacciatori di varianti non mancano le sorprese: pensionati giapponesi e insegnanti statunitensi confrontano sequenze e catalogazioni in cerca di mutazioni. Tra gli scienziati per caso spunta anche Federico.

«È il 2022, sono in vacanza in Val Malenco con mia moglie, le bambine e i miei due cani. Dopo mesi di sequenze e serate sul pc, mi chiedo: ma che sto facendo? Per altro senza guadagnarci nulla. Passo meno tempo a analizzare le sequenze e sto più con la famiglia, tra passeggiate e gite. Poi un giorno mi imbatto nella sequenza di un viaggiatore della Nigeria che presenta varie mutazioni che già stavo tenendo d'occhio ma tutte assieme. Verifico e scopro che nel database ci sono solo altre sei sequenze uguali. Penso che in Nigeria non sia stato tracciato il virus e che quindi si potrebbe trattare di una nuova variante. Nel mondo in quel momento la variante prevalente è la Ba5 di Omicron. Io segnalo subito al gruppo quello che trovo: un ago nel pagliaio che poi viene studiato e diventa la variante Cerberus, prevalente in un paio di mesi». E come avrebbe mai potuto chiamarsi una variante scoperta da un educatore cinofilo?

Una soddisfazione pazzesca per Federico («anche se non è bellissimo essere associati a un virus»). La scoperta, avvenuta sul tavolo di una cucina dallo stesso pc usato per le chiacchierate con gli amici su Zoom, gli frutta anche un nuovo impiego. Ora Federico lavora per un'azienda americana che produce anticorpi monoclonali.

Ma, appena può, si occupa dei suoi adorati cani.

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