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Gli addii di Emiliano e De Luca. Così Matteo ha perso il Meridione

I signori delle tessere che l'appoggiarono nel 2013 ora sono n fuga

Gli addii di Emiliano e De Luca. Così Matteo ha perso il Meridione

Roma C'erano una volta i renziani. C'erano una volta i quarantenni in jeans e camicia bianca pronti a rottamare la vecchia classe politica in giacca e cravatta. Mille giorni dopo la presa di Palazzo Chigi, i «renziani», soprattutto nel Mezzogiorno, sono una razza in via di estinzione. Un po' come i leghisti di Matteo Salvini che al Sud non riescono a sfondare. I sostenitori del segretario del Pd Matteo Renzi si sono dileguati. In molti hanno cambiato casacca e leader.

L'ex premier è sicuro di poter rivincere il congresso del Pd, ma al Sud sarà dura. Sarà difficile ripetere la passeggiata delle primarie del dicembre 2013 contro Gianni Cuperlo e Pippo Civati, quando il risultato era scritto e la guida del partito già assegnata a Renzi, dopo la disfatta di Pier Luigi Bersani alle politiche. Per l'ex premier, stavolta, non sarà semplice: dopo il 4 dicembre (sconfitta al referendum) il vento del renzismo ha smesso di soffiare sull'Italia mentre al Sud i Grandi elettori del Pd hanno mollato Renzi.
In Puglia, alle primarie del 2013, il Rottamatore aveva sfiorato il 60%, toccando percentuali bulgare in alcune città come Bari. Oggi l'impresa appare quasi impossibile. Per un motivo scontato: nel 2013, Michele Emiliano era tra i sostenitori dell'ex premier. Ora, il governatore pugliese rappresenta un potenziale avversario di Renzi al congresso. Le manovre di Emiliano si estendono fino alla vicina Campania: due giorni fa, il presidente della regione Puglia ha incontrato, a Napoli, il sindaco Luigi de Magistris.

Un colloquio servito a gettare la basi di un'intesa politica in un futuro centrosinistra non più a trazione renziana. La Campania è la vera Caporetto del renzismo: l'ex sindaco di Firenze ha perso per strada altri due Grandi elettori. Il primo è Vincenzo De Luca, l'attuale presidente della Regione che alle primarie del 2013, grazie alla mediazione del ministro dello Sport Luca Lotti, aveva assicurato a Renzi 4.130 voti a Salerno, pari al 73%: un plebiscito di preferenze ricambiato da Renzi con la candidatura alle regionali del 2015 nonostante sulla testa dell'ex sindaco di Salerno pendesse una condanna per abuso di ufficio. Oggi, De Luca non è più un renziano e guarda con interesse al progetto politico che sta per lanciare il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. E non è più un renziano Antonio Bassolino che pure aveva votato e appoggiato il segretario del Pd nel 2013. L'ex sindaco di Napoli strizza l'occhio al movimento politico di Giuliano Pisapia. Se i renziani nel Mezzogiorno si avviano verso l'estinzione, Massimo D'Alema prova a mettere radici. L'ex premier ha battezzato i primi tre circoli di ConSenso: Benevento, Vibo Valentia e Crotone. Tra le Regioni del Sud il renzismo regge solo in Basilicata grazie ai fratelli Marcello e Gianni Pittella, mentre in Sicilia il Pd cammina, da tempo, con due gambe e due teste. Ad ottobre ci saranno le elezioni regionali, il presidente uscente della Regione Rosario Crocetta correrà in una formazione civica «RiparteSicilia» mentre il sottosegretario renziano alla Salute Davide Faraone ha lanciato una Leopolda in salsa sicula, ribattezzata «Pensatoio», per preparare la sfida elettorale.

Quella di Crocetta non è solo una mossa elettorale per blindare la ricandidatura ma un'operazione politica in piena regola per annullare i renziani siciliani.

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