Coronavirus

Allarme partorienti: "Una donna su due non è vaccinata". E negli ospedali è caos Ostetricia

Allarme partorienti: "Una donna su due non è vaccinata". E negli ospedali è caos Ostetricia

Una donna incinta su due non è vaccinata. Troppa diffidenza nei confronti del vaccino. E così una su sei partorisce con il Covid e sei su dieci al momento del parto non sono protette dalla profilassi. Eppure i rischi anche per il nascituro sono molti. I dati arrivano ancora una volta dalla Fiaso, la Federazione delle aziende ospedaliere che raccoglie gli ospedali sentinella. Si segnala prima di tutto un problema di gestione per le positive, che nel caso del parto è ancora più complesso rispetto ad altri pazienti positivi ma ricoverati in ospedale per altre patologie. «Una partoriente positiva al Covid va ricoverata nei reparti di Ostetricia e questo impone la duplicazione dei percorsi per l'assistenza di pazienti negative e positive, che devono essere separate, con il conseguente raddoppio delle risorse necessarie», denuncia la Fiaso. Nella settimana dal 18 al 25 gennaio il 16% delle gravide ha partorito con il Covid. Tra le donne risultate positive al momento del parto, il 60% non era vaccinato.

La campagna vaccinale sta di nuovo frenando dopo l'impennata conseguente all'introduzione dell'obbligo e delle norme più stringenti sul pass. Il report settimanale di Altems, rileva che dal 3 dicembre per 38 giorni in circa due mesi le somministrazioni giornaliere sono rimaste oltre 500mila con punte superiori alle 700mila. Ma nell'ultima settimana sono crollate le prime dosi, meno 30%. Un dato analizzato nell'ultimo Report Gimbe che rileva anche una frenata nei contagi. Dopo 13 settimane in salita nell'ultima settimana i nuovi casi sono stati 1.197.970 rispetto ai 1.243.789 dei 7 giorni precedenti, con una flessione del 3,7%. Non si registra un calo dei ricoveri in area medica, 20.037 rispetto a 19.448, più 3%. In calo invece anche i pazienti Covid in terapia intensiva, 1.691 rispetto a 1.715, meno 1,4%. E come sempre accade purtroppo in questi giorni si arriva all'esito della malattia per i più gravi e crescono i decessi: 2.519 rispetto ai 2.266 della settimana precedente, con un più 11,2%.

Ieri sono stati registrati 155.697 nuovi casi e 389 decessi. I ricoverati in area medica sono 19.853 e 1.645 in intensiva, in calo rispetto ai 1.665 del giorno precedente.

Proprio alla luce di questi dati che mostrano un miglioramento ma che confermano come il Paese sia ancora pienamente dentro la pandemia Gimbe ritiene rischioso accogliere le richieste delle Regioni. Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, da un lato promuove l'idea di superare finalmente il sistema dei colori, di fatto reso inutile dalle vaccinazioni, sospendendo anche contact tracing «generalista». Bocciata invece «la revisione delle misure inerenti la sorveglianza sanitaria e nelle scuole, l'isolamento dei lavoratori dei servizi essenziali e la classificazione dei ricoveri Covid».

Il superamento dei colori, si osserva, è quasi già in atto nei fatti visto che non ci sono differenze tra zona bianca e zona gialla mentre per la zona arancione le restrizioni si applicano esclusivamente alle persone non vaccinate. Sospendere l'esecuzione dei tamponi a tappeto è una misura di buon senso visto che di fatto Omicron con la sua capacità di diffusione ha vanificato il contact tracing.

Rischioso invece rivedere la classificazione dei ricoveri Covid per i pazienti positivi ma asintomatici in ospedale per altre patologie.

Il Covid19, osserva Gimbe, «è una malattia multisistemica che colpisce numerosi organi e apparati e definire lo status di asintomaticità è molto complesso, specialmente nei pazienti anziani con patologie multiple».

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