Guerra in Israele

Gli amici di Hamas scatenati puntano a bloccare tutto agganciandosi agli scioperi

Gli agitatori delle manifestazioni cosiddette "Pro Palestina" sono diventati gli ingegneri del caos

Gli amici di Hamas scatenati puntano a bloccare tutto agganciandosi agli scioperi

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Gli amici di Hamas scatenati puntano a bloccare tutto agganciandosi agli scioperi

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Gli agitatori delle manifestazioni cosiddette «Pro Palestina» sono diventati gli ingegneri del caos. Una destabilizzazione che trova sponde a sinistra e tra i sindacati che vogliono paralizzare il Paese. Il contagio coinvolge tutto l'Occidente. E L'Italia non è immune. Con una saldatura di fatto sempre più evidente tra alcune comunità islamiche e palestinesi, centri sociali, autonomi e perfino le più importanti confederazioni sindacali. Non è un caso infatti che i Giovani Palestinesi d'Italia incitino al blocco di scuole e università proprio a partire dal 17 novembre. Un venerdì che si preannuncia già caldissimo a causa dello sciopero nazionale dei trasporti proclamato da alcune sigle sindacali, tra cui Cgil e Uil, che vogliono bloccare la mobilità dei cittadini per tutta la giornata. Nella stessa data, i filo-palestinesi minacciano di fermare le attività scolastiche e universitarie. «Il 17 novembre blocchiamo scuole ed università! Blocchiamo la guerra!», annunciano sui social i giovani palestinesi in Italia. La chiamata alle armi è per «una mobilitazione studentesca nazionale per la Palestina». Nonostante le recenti occupazioni, come quella dell'Università Orientale di Napoli, gli organizzatori della protesta del 17 novembre sottolineano: «È inquietante constatare che in Italia e in Europa si sia arrivati alla completa depoliticizzazione e normalizzazione dell'appiattimento della coscienza critica della Scuola e dell'Università». Su Instagram c'è chi commenta: «Finalmente sento qualcosa di sinistra». Come ogni weekend da più di un mese a questa parte, anche tra una settimana saranno attesi i soliti cortei anti-Israele. Caos organizzato, insomma.

Intanto a Milano va in scena la marcia contro lo Stato ebraico. Nel capoluogo lombardo sfilano circa 3mila persone. Compare ancora il cartello pro Hamas del Partito Marxista Leninista Italiano con la scritta: «Con Hamas le Brigate Ezzedin al-Qassam e il popolo palestinese, per la liberazione della Palestina». Una corteo che termina con l'ennesima dichiarazione shock. «Hamas fa parte della resistenza del popolo palestinese, ha il diritto e il dovere di resistere come i partigiani a Sant'Anna di Stazzema», dice Shokri Hroub dell'Unione Democratica Arabo palestinese.

E non si fermano i segnali inquietanti di antisemitismo. A Milano sono stati già vandalizzati due murales comparsi giovedì, che volevano sensibilizzare sull'odio contro gli ebrei. Lo annuncia l'artista aleXsandro Palombo. La prima opera in Piazza Castello, che ritraeva Anna Frank che piange con la bandiera di Israele tra le mani, è stata cancellata e poi ricoperta con grandi scritte «Free Gaza», al suo fianco è rimasta intatta una bambina palestinese. Sfregiato anche il secondo murales in zona Porta Nuova. L'immagine del famoso bambino ebreo con le mani alzate del ghetto di Varsavia è stata cancellata e accanto non sono stati toccati due terroristi di Hamas.

Mentre Davide Piccardo, ex coordinatore delle associazioni islamiche milanesi, condivide su Facebook la foto dell'insegna di Largo Tel Aviv a Milano coperta con le scritte «Gaza» e «Palestina libera».

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