Coronavirus

Anche Putin ha deciso la stretta. Pochi casi ma frontiere chiuse

Per molti sottostimati i dati: "Epidemia più estesa"

Anche Putin ha deciso la stretta. Pochi casi ma frontiere chiuse

Alla fine anche la Russia ha deciso di chiudere le frontiere nel tentativo di contenere l'epidemia di coronavirus. A partire dalla mezzanotte tra oggi e domani sarà «limitato temporaneamente», in ingresso e in uscita, il traffico nei varchi di accesso stradali, ferroviari, pedonali e marittimi del Paese, con eccezioni previste solo per il trasporto merci, i diplomatici e i cittadini russi colpiti dalla morte di un familiare all'estero. Il governo presieduto da Vladimir Putin si è deciso alla stretta dopo quello che, per il momento, è il maggior balzo in avanti del numero di contagiati in un solo giorno: 228 nuovi casi sono stati registrati ieri, che portano il totale a 1264 positivi al Covid-19 e 5 vittime. Confermato anche il primo caso di positività nello staff presidenziale: il funzionario, secondo quanto riferito dal portavoce Dmitry Peskov, «non è entrato in contatto» con Putin. Cifre ancora contenute rispetto a quelle del resto del mondo, dall'Europa agli Stati Uniti, ma che comunque mostrano un'accelerazione nella diffusione del virus anche in Russia, soprattutto nell'area di Mosca. Sulla veridicità dei dati ufficiali, inoltre, sono stati sollevati diversi dubbi: esperti temono che la capacità del Paese di condurre test sia ostacolata dalla burocrazia e che l'epidemia sia in realtà molto più estesa. A sostenerlo anche il sindaco della capitale, Sergei Sobyanin, alla guida della task force russa contro il coronavirus, che ha parlato di «situazione grave» e di numeri reali «significativamente più alti» di quelli accertati.

Anche per questo nei giorni scorsi il Cremlino si era convinto a introdurre le prime restrizioni: sono stati sospesi tutti i voli internazionali (fatta eccezione per il rimpatrio dei connazionali) ed è stata indetta una settimana di «vacanza forzata» per tutti, dal 28 marzo al 5 aprile, con lo stop delle attività non essenziali, come farmacie, alimentari e banche che restano aperti. A Mosca erano già stati chiusi bar, ristoranti e negozi, pur garantendo sempre i beni di prima necessità, e alle persone oltre i 65 anni è stato ordinato di restare in casa. Mercoledì scorso, nel primo discorso alla nazione dall'inizio della crisi, il presidente Putin ha annunciato che le misure straordinarie saranno in parte finanziate con nuove tasse sugli oligarchi, la classe sociale più abbiente, con l'innalzamento dal 2 al 15 per cento dell'imposta sui capitali esportati all'estero e un prelievo ordinario del 13 per cento sugli interessi generati da investimenti finanziari (se il capitale investito supera il milione di rubli, circa 12mila euro).

Nello stesso intervento, Putin ha anche annunciato il rinvio a data da destinarsi dell'attesa consultazione popolare del 22 aprile, nella quale i russi si sarebbero dovuti esprimere sulla riforma costituzionale voluta dallo stesso presidente che gli permetterebbe, se rieletto, di restare in carica fino al 2036.

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