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Approvato il Def dopo lo scivolone "Chiediamo scusa a tutti gli italiani". La bagarre del Pd

La maggioranza serra i ranghi e con 221 voti dà l'ok allo scostamento di bilancio, propedeutico al taglio delle tasse da 3,4 miliardi. Poi il sì del Senato. Fdi attacca il taglio dei parlamentari e l'opposizione lascia l'aula. Il malore di Bonelli.

Approvato il Def dopo lo scivolone "Chiediamo scusa a tutti gli italiani". La bagarre del Pd

Dopo l'infortunio di giovedì, con i voti di maggioranza che alla Camera sono mancati per approvare lo scostamento di bilancio propedeutico al taglio del cuneo fiscale da 3,4 miliardi per il 2023, la maggioranza serra le file, richiama tutti all'ordine e ottiene il via libera alla Relazione sullo scostamento di bilancio e al Documento di economia e finanza (Def) 2023 nei due rami del Parlamento.

I numeri questa volta sono ampi e confortanti. Alla Camera i voti favorevoli sono 221, mentre quello contrari si fermano a 115. L'ok arriva anche alla nuova relazione dei partiti che sostengono il governo Meloni sullo scostamento di bilancio - per 3,4 miliardi di euro - con 221 sì e 116 no. Dopo la Camera, anche il Senato dà il via libera alla nuova relazione sul Def.

I voti a favore sono 112, i contrari 57, nessun astenuto. Anche la risoluzione della maggioranza viene votata e approvata da 112 senatori, mentre i contrari sono 56 e nessun astenuto. Un voto importante che consente di raccogliere risorse preziose, pari a 3,5 miliardi di euro quest'anno, per il taglio del cuneo fiscale, e a 4,5 miliardi di euro nel 2024, per la riduzione della pressione tributaria, in vista del varo da parte del Consiglio dei ministri, previsto il prossimo primo maggio, del decreto dove troverà spazio il taglio del cuneo fiscale.

Le scorie dello scivolone che si è consumato in aula sono naturalmente ancora tutte da smaltire. Il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, chiede «scusa agli italiani e al presidente del Consiglio per quanto accaduto ieri» e incassa anche gli applausi dai banchi dell'opposizione. «Francamente aver fatto una scivolata di questo tipo su un argomento per noi molto importante ha poca giustificazione. È una lezione per stringere i bulloni da parte di tutti. Peraltro, quello di Fratelli d'Italia oggi era il gruppo parlamentare più presente fra tutti». C'è spazio però anche per una stoccata a chi ha voluto il taglio dei parlamentari senza immaginare una revisione organica delle istituzioni.

«Se vogliamo vedere chi ha fatto il ponte, consiglio all'opposizione di guardare anche tra i suoi banchi» continua Foti: «Non possiamo dimenticare che alcuni ruoli funzionali per rendere efficaci le votazioni che sono stati stabiliti quando questa Camera era composta di 630 membri, sono rimasti immutati ora che sono 400, e questo vale soprattutto per i ruoli di governo». Il Pd abbandona momentaneamente l'Aula e la seduta viene sospesa.

Poco prima era stata sospesa per un malore di Angelo Bonelli (Avs) che viene portato al Gemelli per accertamenti, ma senza nessuna conseguenza. Alla ripresa il capogruppo leghista Riccardo Molinari raccoglie da Foti il testimone: «Quello che abbiamo visto è dovuto alla lotta iconoclasta che ha voluto il taglio dei parlamentari, ma senza tagliare il resto, le commissioni e i loro membri. E chi è in missione all'estero per le commissioni non sta facendo il ponte del Primo maggio, ma sta lavorando per la comunità».

Festeggia per la pronta reazione da parte del Parlamento Giancarlo Giorgetti. «Credo che dagli errori si impari. Quindi spero che per il futuro non si ripetano situazioni simili». Ma ora il centrodestra vuole strutturarsi proprio per evitare il riproporsi dello spettro delle assenze impreviste e ingiustificate (peraltro nei numeri di chi ha votato a favore figuravano anche tre esponenti del Gruppo Misto e uno di Italia Viva, circostanza che va in qualche modo ad aggravare la questione dei voti mancanti nel centrodestra).

Fermo restando che «quello che è accaduto alla Camera non ha alcuna valenza politica, non ha inciso su questa maggioranza, unita e coesa, e lo dimostriamo con il voto sul Def» come ha fatto notare Dario Damiani, capogruppo di Forza Italia in Commissione Bilancio, si fa però strada la necessità, soprattutto sui voti più delicati di creare una sorta di cabina di regia che metta in collegamento i gruppi della maggioranza per verificare con uno screening preventivo le possibili assenze, giustificate e non, ed evitare così nuovi «casi Def».

Una volontà trasmessa da Londra dalla stessa Giorgia Meloni.

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