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Assicurazioni in affanno. Le banche a gonfie vele

Vanno in direzioni opposte i bilanci di assicurazioni e banche

Assicurazioni in affanno. Le banche a gonfie vele

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Vanno in direzioni opposte i bilanci di assicurazioni e banche, con il settore assicurativo che nel 2022 registra un forte calo degli utili (-67%) e le grandi banche che nel primo semestre 2023 incassano risultati in forte crescita (oltre il +50). A tirare le somme della chiusura dei bilanci 2022 delle società assicurative è l'ufficio studi e ricerche della Fisac Cgil. Il settore «ha generato nel corso del 2022 utili di bilancio pari a 2,3 miliardi di euro, in calo rispetto ai 6,7 miliardi di euro del 2021, manifestando comunque un'importante resilienza in un anno particolarmente difficile, tra tensioni geo-politiche e andamento negativo dei mercati finanziari che non hanno lasciato indenni i mercati assicurativi dei principali paesi europei». Nell'analisi del sindacato pur con la contrazione degli utili il settore è «molto solido», con indici di solvibilità quasi stabili «rimanendo a livelli di assoluta sicurezza pari al 247% a fine 2022 rispetto al 252% di dicembre 2021». Il cambio di rotta è per il ramo vita, che «ha chiuso lo scorso anno in perdita di 0,4 miliardi di euro per la prima volta negli ultimi dieci per effetto del calo dei premi e l'aumento delle minusvalenze nette». I rami danni crescono ancora: «hanno raggiunto un utile pari a 2,7 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 2,4 miliardi di euro del 2021».

È iniziato molto bene il 2023 per il settore bancario: le prime cinque grandi banche italiane (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper) nel primo semestre hanno superato la soglia dei 10 miliardi di euro degli utili, secondo l'analisi della Fondazione Fiba-Cisl, con una crescita di oltre il 50% sostenuta dalla corsa degli interessi netti innescata dall'aumento dei tassi di interesse. «L'elevata qualità del credito dei primi cinque gruppi bancari italiani rappresenta un punto di forza del sistema.

L'attenzione alla gestione dei rischi non deve tradursi però in una restrizione dell'offerta di credito che andrebbe a penalizzare gli investimenti e la crescita», ha commentato il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani.

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