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Un assist ai dem al processo Delmastro

I 4 deputati che incontrarono Cospito (mai citati come parti offese) ammessi come parte civile

Un assist ai dem al processo Delmastro

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Andavano a trovare «per ragioni umanitarie» un fanatico che aveva provato a massacrare con una bomba degli allievi carabinieri, a consolare un terrorista che aveva gambizzato per odio ideologico un dirigente dell'Ansaldo, ad ascoltare un detenuto che si faceva portavoce delle richieste dei boss mafiosi. Ora quattro parlamentari del Partito Democratico, protagonisti degli incontri in carcere con l'anarchico Alfredo Cospito, potrebbero anche mettersi in tasca un bel gruzzolo di soldi. Ieri sono stati ammessi come parti civili nel processo in corso a Roma contro Andrea Delmastro delle Vedove, il sottosegretario alla Giustizia che rese noti al collega di partito Giovanni Donzelli quegli incontri, e che oggi è imputato di rivelazione di segreti d'ufficio. Se Delmastro venisse condannato, i quattro dem porterebbero a casa un risarcimento che si annuncia consistente.

La decisione del tribunale di Roma è arrivata a sorpresa, anche perché il pubblico ministero che ha portato Delmastro sul banco degli imputati non ha mai mostrato di considerare i quattro deputati le vittime del reato contestato al sottosegretario, e non li ha mai citati come «parti offese». La violazione del segreto d'ufficio è, nella ricostruzione della Procura di Roma, un reato contro la pubblica amministrazione, e ha come unica vittima lo Stato: nel caso specifico il ministero della Giustizia, perché il segreto che Delmastro è accusato di aver rivelato era un appunto del Dap, la direzione delle carceri. Delmastro non ha mai fatto pubblicamente i nomi dei quattro parlamentari del Pd: ovvero Deborah Serracchiani, Andrea Orlando, Silvio Lai e Walter Verini. A fare i nomi nell'aula di Montecitorio il 31 gennaio 2023, scatenando un putiferio, fu Donzelli. Che però non è mai stato querelato. E di mezzo così rischia di andarci Delmastro: nonostante che lo stesso ministro Carlo Nordio abbia certificato a suo tempo che il rapportino della «penitenziaria» non era segreto.

La decisione del tribunale di Roma prende di sorpresa Delmastro, che cerca di reagire con aplomb: «Come cittadino, avvocato e uomo di governo devo avere fiducia nella giustizia. E per chi sta a destra i doveri vengono prima dei sentimenti», è il commento del sottosegretario. Ma lo stupore è palpabile. Anche perché il provvedimento del tribunale di Roma, ha pochi precedenti, e una sentenza di Cassazione del 2012 ha escluso che possano chiedere i danni per un reato le vittime (presunte) di un reato diverso.

Nel processo a Delmastro il giudice ha ammesso come testimoni il ministro Nordio, il deputato Donzelli e il capo del Dap Giovanni Russo. La speranza è che anche che si chiarisca fino in fondo il senso della visita dei quattro del Pd nel carcere di Sassari dove Cospito era allora rinchiuso (e dove ora è tornato, dopo aver ripreso a mangiare): e da cui combatteva rifiutando il cibo non una battaglia contro l'applicazione nei suoi confronti del 41 bis, ma contro il carcere duro in quanto tale, anche nei confronti dei boss mafiosi.

E dove, poco prima di incontrare Serracchiani e compagni, riceveva istruzioni da mafiosi del calibro di Francesco Presta e di Pietro Rampulla, l'artificiere della bomba di Capaci.

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