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Autonomia, contentino alla Lega. Ma è braccio di ferro sul Tesoro

Via libera a un ddl, incognita sui tempi. Dubbi di Fdi. Balla Rivera, ma il Cdm di oggi potrebbe non decidere

Autonomia, contentino alla Lega. Ma è braccio di ferro sul Tesoro

Autonomia differenziata e presidenzialismo da una parte, nomine e spoil system dall'altra. In mezzo Giorgia Meloni, con gli alleati che non sembrano intenzionati ad allentare il pressing. Forza Italia perché il vulnus che si è creato in fase di formazione del governo non è mai stato davvero superato, la Lega perché l'imminenza delle regionali in Lombardia agita non poco i sonni di Matteo Salvini. Che, non a caso, sta spingendo per portare a casa un primo passo formale sull'autonomia da mettere sul tavolo della campagna elettorale per il Pirellone. Peraltro, pur non essendo propriamente un leghista ortodosso, in queste ore anche Giancarlo Giorgetti è diventato un cruccio per la premier. Il ministro dell'Economia, infatti, insiste nel volere tenere al suo posto il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, considerato a Palazzo Chigi troppo vicino al mondo della finanza e all'establishment europeo, ed è sempre più in rotta di collisione con Raffaele Fitto per via della gestione del Pnrr.

È in questo clima - e con Meloni decisa a non ripetere più lo spartito andato in scena sul caro benzina, con i suoi alleati che l'hanno lasciata da sola a farsi carico di decisioni condivise da tutti - che ieri la premier ha passato la giornata a Palazzo Chigi tra incontri e vertici. Cercando di tenere tutto insieme, allentando la stretta sull'autonomia ma provando a insistere sulla sostituzione di Rivera. Una decisione da prendere entro martedì, quando scadranno i 90 giorni dello spoil system previsti dalla legge Bassanini. Il Consiglio dei ministri in programma oggi, insomma, potrebbe essere l'occasione giusta, anche perché domenica e lunedì Meloni sarà impegnata in Algeria alle prese con il dossier energetico (confermata, nonostante le smentite dei giorni scorsi, anche una visita a breve in Libia per affrontare la questione migranti). Sul punto, però, anche ieri è andato in scena l'ennesimo tira e molla. Se Meloni spinge per un cambio, Giorgetti continua infatti a resistere. E il diretto interessato, ancora ieri mattina, diceva in giro di non aver avuto alcuna comunicazione in proposito (lo spoil system prevede il silenzio-assenso, quindi la riconferma, dopo 90 giorni dalla nascita del governo). Dopo una giornata in picchiata, ieri sera le quotazioni di Rivera sembravano leggermente risalite, lasciando aperto uno spiraglio che poche ore prima sembrava chiuso. Una partita, quella della poltrona di direttore generale del Tesoro, che è figlia anche di una diversa visione di politica economica. Non è un caso che, ancora ieri, Meloni abbia continuato a manifestare a Giorgetti le sue perplessità sulla ratifica del Mes, a cui solo l'Italia - tra i 27 dell'Ue - non ha aderito.

Una partita che si incrocia con quella sull'autonomia. A sera si vedono Meloni, i vicepremier Salvini e Antonio Tajani, i ministri Roberto Calderoli, Fitto, Francesco Lollobrigida, Maria Elisabetta Casellati e il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano. Palazzo Chigi parla di «grande sintonia», ma alla fine sull'autonomia tanto cara alla Lega non si va oltre un mezzo passo avanti: l'impegno a una «approvazione preliminare» di un ddl «in una delle prossime sedute del Consiglio dei ministri». Che, tradotto, significa avviare un iter dai tempi lunghi. Non è un mistero, infatti, che Fdi abbia sul punto molte perplessità, mentre Forza Italia resta combattuta (e chiede contestualmente fondi di perequazione e Lep). Dubbi che i governatori azzurri - in particolare il calabrese Roberto Occhiuto - hanno manifestato due giorni fa in una riunione via zoom con capigruppo e ministri di Forza Italia. Inevitabile, dunque, che l'autonomia inizi il suo iter con il freno tirato.

E guardando soprattutto all'obiettivo a breve termine: portare a casa - come chiede da settimane Salvini - un primo passaggio formale in Consiglio dei ministri prima delle Regionali.

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