Cronache

Bebè indesiderato a carico dell'ospedale

Nato dopo la sterilizzazione sbagliata, la struttura condannata a risarcire

Bebè indesiderato a carico dell'ospedale

«Indesiderato». È questo il nome - decisamente poco materno e paterno - che ronzerà per tutta la vita nella testa del povero «Indi», umiliante diminutivo di «Indesiderato», appunto.

Questa è infatti la storia paradossale della nascita di un bimbo che i genitori non volevano a tutti i costi, ma che un ginecologo - diciamo così, un po' «distratto» - suo malgrado ha fatto venire alla luce a ogni costo.

Matassa complessa. Vediamo di sbrogliarla.

Tutto «nasce» (verbo assai controverso, almeno in questa vicenda) da una coppia di Brescia che ha già tre figli.

Lui e lei, entrambi liberi professionisti, si guardano negli occhi e decidono: «Basta così, il quarto non lo vogliamo. Sarebbe di intralcio alle nostre carriere...». Decisione legittima. Fatti loro.

Ma marito e moglie, a questo punto, invece di adottare le normali procedure contraccettive, optano per una soluzione molto più drastica: per non incorrere nel «pericolo» di una nuova gravidanza, decidono di ricorrere alla chirurgia. L'intervento di sterilizzazione della donna però non è riuscito e dopo neanche due anni ecco arrivare il quarto, «Indesiderato», pargolo.

Immediato il ricordo ai pannolini, ma pure alla carta bollata. La coppia denuncia quindi l'ospedale per quello che si potrebbe definire con un neologismo giuridico «fiocco azzurro doloso e/o colposo»: «reato» non previsto dal codice civile, tanto meno da quello penale, ma essenzialmente estraneo al codice del cuore.

Ma la legge è legge: non ammessa la mozione degli affetti, ma solo quella degli addetti (del tribunale). Arriva la sentenza del giudice (una donna, per la precisione): «L'ospedale dovrà pagare il mantenimento del nuovo arrivato fino al venticinquesimo anno di età».

Il verdetto emesso dalla magistratura di Brescia cui si sono rivolti i genitori del baby «Indi» per essere «risarciti» del «danno subito» dalla sua nascita «fuori programma» lascia di stucco: per quel non lieto evento gli Spedali di Brescia, nel cui reparto di ginecologia venne eseguito l'erroneo intervento di sterilizzazione, dovrà versare l'equivalente di 300 euro al mese per 25 anni fino a un totale di 92 mila euro.

I consulenti tecnici nominati dal giudice hanno infatti accertato che i medici dell'ospedale bresciano, durante l'operazione, avrebbero «asportato un segmento tubarico sottodimensionato provocando poi la ricanalizzazione di una tuba»; da qui la gravidanza indesiderata a meno di due anni dalla sterilizzazione fallita.

«Il giudice Elisabetta Arrigoni, della seconda sezione del Tribunale bresciano - sottolinea Il Giornale di Brescia -, con sentenza depositata in questi giorni, ha deciso la condanna in solido dell'ospedale a risarcire le spese sostenute fino ad oggi per crescere il piccolo e proseguire fino ai 25 anni al suo sostentamento versando 300 euro mensili fino a un totale di 92 mila euro. Il giudice, condannando l'ospedale, ha accolto solo in parte le richieste dei genitori che avevano chiesto un risarcimento di 370 mila euro».

Insomma, una bella sommetta per garantire un «buon tenore di vita» dopo l'imprevedibile quarto parto che ha «sconvolto la loro pianificazione familiare».

Non è ancora chiaro se l'azienda ospedaliera deciderà di rivalersi sul ginecologo che ha effettuato l'operazione non riuscita.

Chiarissimo invece quello che il piccolo «Indi» - una volta diventato grande - dirà ai suoi genitori: poche ma sentite parole.

Giusto per «ringraziarli» del tanto «amore» dimostrato verso di lui.

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