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Berlino cede: Ong fuori dalle intese

Meloni sente Scholz. La Faz: "La Germania si arrende a Roma". Tra i due bilaterale a Granada

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Si incontreranno di persona oggi, nella due giorni di Granada che ospita prima il terzo vertice della Comunità politica europea e poi il Consiglio informale dei capi di Stato e di governo dell'Ue. Ma nelle ultime 48 ore le interlocuzioni tra Giorgia Meloni e Olaf Scholz sono state ripetute e a diversi livelli. Certamente tra i rispettivi ambasciatori e tra gli uffici diplomatici di Palazzo Chigi e del Bundeskanzleramt, oltre a un contatto telefonico diretto tra la premier e il cancelliere (che tra oggi e domani hanno in programma un bilaterale). Un lavorio che ha portato a trovare un compromesso sul Regolamento di gestione delle crisi, uno dei pilastri del Patto migrazioni e asilo. Un'intesa formalizzata ieri a Bruxelles dal Coreper, l'organo che riunisce gli ambasciatori dei Ventisette, con il solo voto contrario di Polonia e Ungheria e l'astensione di Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia.

L'accordo archivia due settimane di alta tensione tra Roma e Berlino, con il nodo delle Ong che prima è stato al centro di un brusco braccio di ferro e poi oggetto di lunghi negoziati. Alla fine si è trovato un punto di caduta che soddisfa molto Palazzo Chigi, con Meloni che parla di «importante passo avanti» e diversi ministri (da Antonio Tajani a Raffaele Fitto) che sottolineano come l'intesa sia una vittoria italiana. Circostanza su cui peraltro concorda la Frankfurter Allgemeine Zeitung, il principale quotidiano tedesco. «L'umore nell'Ue sulla politica di asilo - si legge in un articolo dal titolo Il conservatorismo rosso-verde ha fallito - può essere misurato dal fatto che Berlino ha recentemente incontrato il granito a Roma. E, come spesso accade nella politica migratoria, la Germania è stata ancora una volta isolata».

Il nodo del contendere sul quale giovedì scorso si era arenato anche il Consiglio degli Affari interni dell'Ue era l'esclusione dei salvataggi compiuti dalle navi Ong dalle possibili situazioni di «strumentalizzazione» dei flussi migratori. Un passaggio che, nei giorni dello scontro con Berlino per il finanziamento da 750mila euro della Sos Humanity da parte del governo tedesco, a Roma era suonato come una vera e propria provocazione. Il punto è stato ritirato come emendamento al testo ed è stato «declassato» nella sezione dei «considerando», ovvero nella parte che riporta le motivazioni di supporto agli articoli del testo. Insomma, esce dalla norma, ma non del tutto, il riferimento alle Ong tra gli attori che possono essere coinvolti in una crisi frutto di strumentalizzazione della migrazione, che - stando alla normativa - attiverebbero l'emergenza flussi.

Alla due giorni di Granada - e in particolare al Consiglio Ue informale di domani - la presidenza di turno spagnola riesce dunque ad arrivare con un compromesso che facilita il confronto. Proprio su richiesta dell'Italia, infatti, il dossier migranti è stato inserito nell'agenda dei lavori, con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che nella sua tradizionale lettera di invito ai leader europei l'ha definita «la questione più pressante con cui si confronta l'Ue» oggi.

Un compromesso, quello tra Roma e Berlino, forse dettato anche dai problemi interni che da mesi inseguono Scholz. Nei sondaggi, infatti, il suo partito è ormai stabilmente al terzo posto, scavalcato non solo da Cdu-Csu, ma pure dall'ultra-destra di Afd. Che non solo puntano il dito sulla recessione tedesca, ma contestano duramente la politica migratoria della Spd. Non è un dettaglio, perché negli ultimi giorni anche i cristiano-sociali e i cristiano-democratici hanno attaccato duramente il cancelliere, con l'ex ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble (oggi parlamentare della Cdu) che sulle Ong è persino arrivato a dare ragione all'Italia. Peraltro, nella maggioranza-semaforo che sostiene Scholz, fa rumore la questione dei Verdi. Una recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca, infatti, impone forti limiti al finanziamento pubblico ai partiti e, storicamente, i Verdi tedeschi ricevono cospicue sovvenzioni proprio dalle Ong. Tutti elementi che - uniti al fatto che domenica si vota in Assia e Baviera, in tutto venti milioni di tedeschi - potrebbero aver spinto Scholz verso un approccio più dialogante. Nel lander di Monaco in particolare, infatti, Afd e i populisti ultra-conservatori di Liberi elettori sono quotati entrambi al 15%. Nella Lombardia tedesca, insomma, la destra-destra - che soffia con forza sul fuoco della questione migranti - potrebbe toccare il 30%.

Per Scholz e la Spd, un problema non da poco.

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