Coronavirus

"Berlusconi adesso sta bene. ​Ma a marzo sarebbe morto"

Zangrillo sempre più ottimista: "Risposta ottimale alle terapie in atto". Ma avverte: "Lo avesse preso a marzo sarebbe andata diversamente"

"Berlusconi adesso sta bene. ​Ma a marzo sarebbe morto"

Al settimo giorno di ricovero all'ospedale San Raffaele di Milano, Silvio Berlusconi continua a migliorare. "Ad una settimana dal ricovero per la cura di polmonite bilaterale Sars-CoV-2 relata, si osserva una risposta ottimale alle terapie in atto", ha garantito nel bollettino medico di oggi pomeriggio il professor Alberto Zangrillo. Che poi in serata, durante la trasmissione Piazzapulita, ha ammesso che, quando ha contratto il coronavirus, "la carica virale che caratterizzava il tampone" del Cavaliere "era talmente elevata che a marzo-aprile lo avrebbe ucciso".

Il bollettino medico

Il ricovero al San Raffaele, deciso una settimana fa dallo stesso Zangrillo, è stato fatto nel momento in cui è stato necessario e non rinviabile. "Dieci ore dopo poteva essere troppo tardi - ha ammesso - perché, si sa bene, lui è un paziente a rischio". A una settimana dal ricovero per curare la polmonite bilaterale scatenata dal Covid-19, il professore sembra sempre più ottimista. Tanto che oggi pomeriggio, durante il bollettino medico sulle condizioni di Berlusconi, ha assicurato che c'è "una risposta ottimale alle terapie in atto". Insomma, a detta del responsabile dell'unità operativa di terapia intensiva generale e cardiovascolare del San Raffaele, la situazione è "più che soddisfacente" e, esattamente come per Flavio Briatore, "l'epilogo di questa malattia è vicino".

La carica virale alta

A Piazzapulita Zangrillo ha rivelato che, quando è stato riceverato, Berlusconi aveva una carica virale molto elevata. "Fosse successo a marzo o ad aprile - ha ipotizzato - molto probabilmente lo avrebbe ucciso e lui lo sa. Non è una boutade tanto per esagerare - ha poi chiosato - visto il personaggio di cui stiamo parlando". Il professore ci ha poi tenuto a spiegare che, "se nell'interazione tra virus e paziente succede qualcosa di diverso, non significa che il virus non ci sia più. Significa che si manifesta in una forma differente". Una tesi, quella esposta da Zangrillo, che è ampiamente condivisa dalla comunità scientifica.

La mutazione del virus

Rispondendo alle polemiche che sono montate nei giorni scorsi, Zangrillo ha ricordato di non aver mai detto che la mascherina non va indossato. Non volendosi far tirare per la giacchetta da chi vorrebbe annoverarlo tra i negazionisti, ha poi puntualizzato che "il virus non è mutato, ma probabilmente si sta adattando all'ospite in maniera differente". "Io continuerò a dire che è fondamentale l'osservazione e la tempestività", ha continuato spiegando che dal giorno in cui disse che il Covid-19 è "clinicamente morto" sono "passati tanti mesi". "Non rinnego assolutamente il contenuto della frase, che magari rimodulerei in modo diverso", ha quindi concluso.

"Poi ci sono coloro che tentano di arruolarmi in una categoria (quella dei negazionisti, ndr) a cui non appartengo".

Commenti