Cronaca internazionale

Bolsonaro nei guai: rivendeva i gioielli regalati dai leader

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Bolsonaro nei guai: rivendeva i gioielli regalati dai leader

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San Paolo - L'ex presidente del Brasile Jair Bolsonaro potrebbe essere arrestato nei prossimi giorni? Sicuramente le voci sono più forti dall'altroieri sera, quando la Polizia Federale ha deflagrato l'operazione «Luca 12:2», chiedendo alla Corte Suprema (STF) di accedere ai suoi conti. Il motivo è la rivendita illegale di gioielli e regali di alto valore ricevuti da Bolsonaro all'estero quando era in carica. Perquisite le abitazioni del generale di riserva Mauro Cesar Lourena Cid (padre di Mauro Cid, ex aiutante di campo di Bolsonaro, già in carcere dal 3 maggio scorso) ma soprattutto a capo dell'Apex, l'Agenzia brasiliana per la promozione delle esportazioni e degli investimenti di Miami, del sottotenente Osmar Crivelatti e dell'avvocato Frederick Wassef, tutti stretti collaboratori dell'ex presidente. Appropriazione indebita e riciclaggio di denaro le accuse nei loro confronti. Gli ordini di perquisizione sono stati emessi da Alexandre de Moraes, il giudice del STF a capo dell'inchiesta sulle milizie digitali che indaga su presunti attacchi alla democrazia.

Qui però si tratta di qualcosa più simile alla ricettazione. Tra gli articoli che i Cid hanno cercato di commercializzare c'erano infatti sculture dorate di una barca e di una palma, articoli da uomo del marchio Chopard, tra cui una penna, un anello, un paio di gemelli, un rosario arabo, un orologio Patek Philippe, una parure di gioielli e un Rolex in oro bianco. Di certo c'è che adesso la polizia federale ora vuole interrogare (per l'ennesima volta) Bolsonaro ma anche sua moglie Michelle e, fatto inedito, ha chiesto all'FBI di andare avanti nelle indagini già aperte negli Stati Uniti, dove parte dei gioielli di «valore importante» (l'equivalente di circa 200mila euro) sarebbero stati negoziati dagli aiutanti militari di Bolsonaro.

A detta del quotidiano Estado de São Paulo, il direttore generale della polizia, Andrei Passos, ha parlato telefonicamente con il ministro della Difesa, José Mucio, e con il comandante dell'esercito, il generale Tomás Paiva, che mantengono la loro solita posizione, ovvero separare le Forze Armate dagli ufficiali che commettono «errori» e che «devono difendersi da soli».

Tradotto: i militari sono anche loro sotto pressione con questo scandalo che coinvolge Bolsonaro e vogliono che tutta la responsabilità del caso ricada sulla famiglia Cid. Se già prima era meglio che Bolsonaro non fosse arrestato per Lula - sarebbe l'avversario perfetto per l'attuale presidente, un po' come Trump per Biden - ora secondo le gole profonde di Brasilia contattate da Il Giornale lo è ancora di più «per evitare di entrare in conflitto con i militari», che a queste latitudini sono sempre una variabile da tenere in conto. In realtà ora tutto dipende da come si comporterà il «todo poderoso» de Moraes, responsabile sia di altri ordini di perquisizione ed, eventualmente, di mandati d'arresto.

In molti in queste ore in Brasile si chiedono cosa farà e, tra questi, c'è anche Jair Bolsonaro.

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