Politica

Case in cambio di voti, senatore del Carroccio finisce tra gli indagati

Sotto inchiesta 48 persone: promettevano corsie preferenziali per gli alloggi popolari

Bepi Castellaneta

Lecce Un sistema criminale che prevedeva voti e, in due casi, sesso in cambio di una corsia preferenziale per ottenere una casa popolare; un ingranaggio a cui avrebbero preso parte volti noti della politica pronti a favorire un esercito di abusivi per cementare il consenso e scalare posizioni nel partito; un comitato d'affari che comprendeva colletti bianchi decisi a incassare preferenze per alimentare il proprio prestigio elettorale e quanti speravano di strappare un alloggio nelle zone più disagiate di Lecce, epicentro di un terremoto giudiziario che scuote palazzi del potere e salotti buoni. È quanto emerso da un'inchiesta della Procura in cui figurano 48 indagati tra i quali il senatore della Lega Roberto Marti (nella foto), dal 2004 al 2010 assessore comunale ai Servizi sociali: nei suoi confronti vengono ipotizzati i reati di abuso d'ufficio, falso e tentato peculato.

Le indagini risalgono a più di un anno fa, la svolta a ieri, quando la Guardia di finanza ha eseguito sette arresti (due in carcere e cinque ai domiciliari) e ha notificato due provvedimenti di obbligo di dimora. Nel fascicolo figurano - con accuse tra cui associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale - politici, dirigenti, funzionari. Gli accertamenti sono scattati dopo una denuncia presentata nel 2013 da un cittadino che riferì di aver ricevuto una richiesta di tremila euro in cambio delle chiavi di un appartamento. Da allora le verifiche sono andate avanti, gli investigatori hanno fatto interrogatori, ascoltato intercettazioni e spulciato documenti portando alla luce l'esistenza di un presunto comitato d'affari in cui tutti lucravano facendo bene attenzione è scritto negli atti giudiziari «a non pestarsi i piedi gli uni con gli altri». Dall'inchiesta è affiorato uno scenario inquietante, un autentico sistema-Lecce che prevedeva case assegnate senza requisiti, procedure di sgombero congelate, sanatorie elargite in assenza di qualsiasi presupposto, abitazioni confiscate alla mafia messe nella disponibilità di personaggi considerati vicini alla Sacra corona unita.

Tre consiglieri comunali sono finiti ai domiciliari: tra loro Luca Pasqualini (gruppo misto), ex assessore comunale alla Mobilità che - è scritto nell'ordinanza «si faceva dare e promettere utilità consistite in prestazioni sessuali» da una donna in cambio di un alloggio.

L'inchiesta non è conclusa.

E sempre ieri i militari della Guardia di finanza hanno effettuato una perquisizione negli uffici di Palazzo di città acquisendo nuovi documenti che potrebbero rivelarsi utili per le indagini.

Commenti