Guerra in Israele

Il cecchino di Milano al confine con il Libano. "Non posso permettere che Hezbollah ci riprovi"

Leonardo, tiratore scelto e riservista che ha lasciato tutto per difendere Gerusalemme. Pioggia di razzi tra Israele e Hezbollah. Colpita una base Unifil. "Ferito un casco blu"

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Dal 7 di ottobre Leonardo Aseni, un giovane di Milano anche israeliano di 35 anni, ha lasciato la sua casa di Tel Aviv e il suo lavoro nell'high tech per andare a combattere con i miluim, le riserve, della sua mitologica unità, i Golani. L'hanno destinato al confine del Libano, che da ieri dopo giorni di silenzio spara di nuovo e preoccupa il mondo. A Kiriat Shmone una casa è stata colpita da un missile ieri sera. Biden disse agli Hezbollah e all'Iran: «Don't», non entrate in questa guerra, ma dal sabato più nero tutta Israele si interroga sulla possibilità che anche gli Hezbollah decidano di attaccare, mentre si combatte dentro Gaza con enorme dispiego di forza.

Significherebbe fronteggiare un altro rischio, forse maggiore, per le vite dei soldati e soprattutto della popolazione civile d'Israele, dato che gli Hezbollah sono la milizia sciita d'elezione degli Ayatollah. L'Iran li ha forniti da decenni di missili e droni che adesso, come avvertimento, vengono sparati sui paesi di confine, ma possono arrivare ovunque e a miriadi. Gli Hezbollah, più di Hamas, possiedono attrezzature belliche e training di prima scelta forniti dall'Iran, Nasrallah ha costruito un gruppo fanatico e abile nel terrorismo e nel traffico internazionale di droga e armi. Il sommo progetto è quello degli Ayatollah, distruggere Israele. Da quando Hamas, il suo collega sunnita, è in prima linea, Hezbollah ha sparato sul bordo dove Aseni presta servizio colpi di artiglieria, bombe, proiettili anche letali. Si è fatto vivo anche ieri e durante uno degli scontri è stata colpita anche una postazione dei Caschi Blu dell'Onu. Ormai dal 7 ottobre Hezbollah conta una trentina di morti e ne ha fatti 6 fra gli israeliani, di cui due nell'unità di Leonardo.

Ieri le sirene per la prima volta hanno mandato anche i cittadini di Roshpina nei rifugi. Dalla città maggiore, Kiriat Shmone e dai kibbutz della zona si è compiuta l'evacuazione di tutti. «Quella mattina del 7 - racconta Aseni - ho intuito dalle prime sirene che qualcosa di enorme stava accadendo, l'impossibile, l'irreale, e sono partito di corsa per il punto d'incontro. Adesso qui siamo compatti, dispiegati in gran numero; siamo di nuovo noi Golani, l'unità mitologica di cui fin da ragazzino sognavo di far parte, ci rivediamo ma con un affetto che non ci si può immaginare». Leonardo, mi parla sul video del telefonino appena distante dal suo gruppo sotto un grande albero, vedo solo foglie e la sua divisa, ha addosso il fucile microtavor di tre chili: «Sono un tiratore scelto d'assalto. Apro la strada: appena ti mostri ai loro occhi, sei un bersaglio. Io vado avanti a tutti, individuo da dove si deve passare durante le nostre operazioni per rischiare meno possibile, precedo il comandante». È lui che prende rischio e responsabilità. Sì, certo, fa paura, ma hai da fare, devi cercare boschi, cespugli, valli che ti nascondano. Appena sei in vista, gli Hezbollah ti individuano e ti sparano un missile Kornet. Ti insegue e ti becca di sicuro se non riesci a trovare un nascondiglio, e non sempre lo si trova». Leonardo è straziato dall'uccisione di un soldato solitario, stavolta di 22 anni, Omer Balva, venuto a combattere dagli Usa. «Siamo andati a recuperarne il corpo straziato, io gli volevo quel bene che ci si vuole qui, oltre ogni immaginazione. Se uno di noi ha fame, tutti si levano il cibo di bocca». E ha fame Leonardo? «Beh, parecchia, l'altra notte non so come una signora è riuscita ad arrivare con la pizza ed è stata una festa anche se era fredda. Dal 7 dormiamo per terra su un terreno molto sassoso e accidentato, ci riempiamo di spine, siamo in allarme continuo, tanto che non mi sono cambiato da allora». Leonardo vede oltre il reticolato, gli Hezbollah vanno avanti e indietro. «Se mai dovessero preparare un'invasione come Hamas, sarebbe dieci volte più terribile. Pensa cosa sarebbe se si rovesciassero a frotte su Metulla, Shtula.. sono fanatici, feroci terroristi. Noi però non lo permetteremo». Leonardo ha occhi pensosi, ma non sembra stanco anche se oggi ha mangiato un sacchettino di bamba, palline di noccioline, 3 o 4 mentos. Vorrebbe fare la doccia, l'ha punto una tarantola. È questo essere un eroe? Leonardo ride, ha da fare, cambiare l'acqua della borraccia, ricaricare le batterie delle torce a luce rossa, controllare una coperta contro la pioggia. Ma ogni minuto possono chiamarlo per una missione, non c'è tempo nemmeno per la doccia.

Ai genitori mando dei cuori e dei pollici in alto, sanno tutto senza parlare.

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