Guerra in Israele

Il clamoroso flop di esercito e 007

Shin Bet e Mossad non hanno percepito nulla dei preparativi della complessa operazione

Il clamoroso flop di esercito e 007

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Un fallimento con un solo precedente, quello della guerra dello Yom Kippur scattata esattamente 50 anni e un giorno prima dell'operazione lanciata ieri da Hamas. Ieri come allora Israele aveva abdicato alla sua capacità di intelligence e di deterrenza. Stavolta, però il fallimento è più grave. In una regione dove i conflitti rispondono a precisi simbolismi politico religiosi gli apparati d'intelligence non possono ignorare anniversari e ricorrenze. Detto questo lo smacco incassato da Shin Bet, Intelligence Militare, Mossad e Unità 8200 (la cellula iper tecnologica responsabile delle intercettazioni cibernetiche) è senza precedenti anche indipendentemente dall'anniversario.

Partiamo dallo Shin Bet, ovvero dai servizi segreti interni. Per la prima volta la rete di informatori mantenuta da questo servizio nella Striscia non è riuscita a percepire la genesi di un'operazione che ha richiesto mesi di preparazione, la fabbricazione di migliaia di missili e l'addestramento di centinaia di militanti transitati da Gaza ai campi gestiti da Hezbollah e Pasdaran iraniani tra Libano, Siria e Repubblica Islamica. Un fallimento reso ancora più clamoroso dalla rivendicazione di Mohammed Deif, l'imprendibile capo dell'ala militare di Hamas eterno fantasma nonostante le menomazioni causategli dalle bombe israeliane che per tre volte - tra il 2002 e il 2014 - hanno polverizzato i suoi covi trasformandolo in un troncone umano. La firma di Deif - da tempo uomo dell'Iran nella Striscia - finisce inevitabilmente per coinvolgere anche il Mossad, l'agenzia d'intelligence più famosa e celebrata di Israele. Come mai un'organizzazione capace d'inseguire ed eliminare fin dentro l'Iran i responsabili dei progetti nucleari degli ayatollah non ha colto i preparativi di un'operazione che ha richiesto il coordinamento con Deif e il trasferimento di droni, armamenti, e uomini da Teheran a Gaza? E ancora come ha fatto Hamas ad assemblare migliaia di missili di lunga gittata procurandosi componenti prodotti all'estero senza che gli esperti dell'Unità 8200 intercettassero le comunicazioni indispensabili al trasferimento di quei materiali? Ancor più clamoroso è il fiasco registrato ai valichi con Gaza. Chi scrive ha viaggiato con le unità israeliane impegnate nel controllo dei confini della Striscia e ha osservato il metodico rigore con cui viene controllata una zona disseminata di torri blindate allineate a poche centinaia di metri l'una dall'altra. Grazie ai sofisticati sistemi di osservazione in dotazione a cecchini e sentinelle israeliani è possibile monitorare in profondità un territorio assolutamente piatto dove edifici e casematte rappresentano gli unici nascondigli. Proprio per questo l'avvicinamento alle recinzioni di Gaza avviene di solito utilizzando tunnel sotterranei.

Eppure da almeno un ventennio Tsahal impiega unità specializzate nel controllo dei lavori di scavo condotti da Hamas. Anche perché fin dal rapimento del soldato Gilad Shalit, nel 2006, i tunnel servono a penetrare in territorio israeliano, attaccare alle spalle le unità israeliane e ucciderne o rapirne i componenti. Eppure stavolta la sorpresa è stata totale. E a quella s'è aggiunta l'incapacità dei soldati di reagire all'assalto. Per ore gli abitanti di Sderot e delle altre comunità intorno a Gaza sono rimasti alla mercé dei militanti di Gaza che hanno assunto, fatto senza precedenti, il controllo di fazzoletti di territorio israeliano. Questo ha determinato un altro sviluppo inedito, ovvero la cattura decine di civili e militari israeliani tra cui, stando a un rivendicazione di Hamas, ci sarebbe anche un alto ufficiale di Tsahal. Il fattore ostaggi, aldilà del dramma umano dei prigionieri, rischia di rappresentare una lacerante incognita per i vertici politici incaricati di approvare le rappresaglie studiate dai vertici di esercito e intelligence. Da oggi infatti ogni rappresaglia israeliana deve tener conto della possibile eliminazione di qualche prigioniero seguita da rivendicazioni e immagini dell'esecuzione.

Con le inevitabili ripercussioni sul morale e sulla tenuta dell'opinione pubblica israeliana.

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