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Per zittire i ministri feriscono sette poliziotti

Dal corteo "contro i sionisti" parte un attacco contro il convegno del Politecnico al Valentino. Denunciati 30 militanti. La premier Meloni: "Inaccettabile. Solidarietà alle forze dell'ordine"

Collettivi all'assalto dei ministri: sette poliziotti feriti a Torino

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Collettivi all'assalto dei ministri: sette poliziotti feriti a Torino

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Palestina libera. Il solito slogan che in queste settimane ha mobilitato la protesta nelle scuole e nelle università. A Torino però si va oltre: un gruppo di giovani si stacca dal corteo e punta dritto verso il Castello del Valentino. C'è un convegno con i tecnici dell'aerospazio e gli esperti agricoli nell'ambito del G7, ma soprattutto ci sono quattro ministri: un obiettivo ghiotto per alzare il livello dello scontro. Nel parapiglia sette agenti restano contusi come pure due ragazzi, una giovane riesce a entrare nel salone in cui si sta svolgendo l'evento e sventola una bandiera palestinese.

In quel momento, in realtà la pattuglia governativa - composta dal vicepremier Antonio Tajani e dai ministri Gilberto Pichetto Fratin, Francesco Lollobrigida e Anna Maria Bernini - ha già lasciato la sala. Ma quel che conta è il clima di violenza che si respira e il tentativo di condizionare con modi inaccettabili la politica del Paese. E le sue relazioni internazionali.

Insomma, sono gli scudi della polizia a bloccare i ragazzi dei collettivi e dei centri sociali, fra cui il solito Askatasuna. È proprio agli agenti si rivolge in un post la premier Giorgia Meloni: «Solidarietà alle forze dell'ordine per l'ennesimo e inaccettabile attacco da parte di centri sociali e collettivi». Durissima Anna Maria Bernini: «Nessun dialogo con chi fa irruzione ai convegni, con chi assalta i rettorati e chi aggredisce la polizia». Come si sa, da mesi il malessere serpeggia negli atenei italiani e minoranze agguerrite di studenti hanno spinto alcun prestigiose istituzioni accademiche a rivedere se non interrompere i rapporti di collaborazione con le università israeliane.

Insomma, nel nome di quel che sta accadendo a Gaza, si cerca di tagliare i ponti con Israele e di sostenere chiunque impugni una bandiera palestinese, non implorata come. Urla e spintoni, cori contro Israele. È un film già visto e che si ripete a Torino. Sugli striscioni campeggia la scritta: «Fuori i sionisti dall'Università». E poi: «Bernini, Tajani, Lollobrigida non vi vogliamo». Lui, il ministro dell'agricoltura, parla di «squadracce organizzate che tentano di impedire di discutere all'interno dell'università, un luogo sacro». È un susseguirsi di manifestazioni a senso unico: brillanti intellettuali sostengono che il governo Meloni abbia preso una deriva autoritaria, ma la verità è che frange del dissenso cercano di intimidire le istituzioni e di piegarle ai propri desiderata.

«I sette feriti - afferma Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp - rappresentano un epilogo scontato dell'indifferenza verso le forze dell'ordine che in quest'ultimo periodo sta crescendo in tutto il Paese. Questi sedicenti manifestanti nella maggior parte dei casi scendono in piazza non per un ideale, ma alla spasmodica ricerca dello scontro con chi rappresenta lo Stato».

Alla fine dei disordini trenta persone vengono denunciate. La senatrice di FdI Ester Mieli si rivolge all'altra parte dell'emiciclo: «Spero che anche la sinistra condanni la violenza dei pacifinti».

E Ferrante De Benedictis, rappresentante dello stesso partito in consiglio comunale, chiede l'intervento del sindaco: «Caro Lo Russo, la misura è colma».

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