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Conte vola in Puglia e arresta il Pd. Schlein a pezzi scarica Emiliano

Mentre Elly scompare dai radar, Giuseppi (come lo chiamava affettuosamente Trump) si prende la Puglia

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Mentre Elly scompare dai radar, Giuseppi (come lo chiamava affettuosamente Trump) si prende la Puglia. In pieno accordo con Michele Emiliano (nella foto), che certo sarà pure assai scassato da inchieste e arresti che quotidianamente si abbattono sul suo ramificatissimo sistema di potere, ma che dopotutto resta un contiano ad honorem, e della prim'ora.

Nella regione forse più incestuosa d'Italia, dove tutti sono ammanicati con tutti, il pugliese Conte sa come muoversi, e in poche mosse si mangia vivo il Pd: scende a Bari e con aria grave annuncia ai giornalisti che - dopo la terza ondata di arresti - in regione «serve discontinuità», e che quindi i suoi uomini (tutti ben piazzati con incarichi di governo dati da Emiliano) si dimettono: «Avvertiamo la responsabilità del momento, non facciamo sconti al nostro campo politico». Ossia al Pd, è il chiarissimo sottotesto. Agita il ditino ammonitore: «Bisogna fare tabula rasa», decreta.

Nell'incestuosa Puglia (dove si narra che un rampante e barbuto pm che indagava un premier coi baffi fu promosso dal medesimo premier a sindaco di Bari e poi a presidente di regione, mentre l'inchiesta sfioriva) tutti sanno tutto con largo anticipo: l'inchiesta sui Pisicchio risale al 2020, il candidato di Conte al Comune di Bari, Michele Laforgia, è l'avvocato difensore di Pisicchio, dell'arresto imminente sapeva lui e sapeva Conte che ha preparato il suo blitz e sapeva Emiliano che ha fatto dimettere Pisicchio e sapeva pure Elly Schlein a Roma, cui non resta che far sapere a sera di essere «fortemente irritata» e di volere da Emiliano un «netto cambio di fase». Ma è tardi.

Conte e Emiliano (che in serata volano insieme a Roma) si son già messi d'accordo: di lì a poco si incontrano, Conte presenta le sue Tavole della Legge: un «patto per la legalità», che Emiliano incassa entusiasta: «Parole che corrispondono ai valori che mi hanno sempre ispirato». Si procederà dunque a un rimpastone, col fondamentale innesto di un «assessore alla legalità» e qualche faccia nuova, il Pd perderà posti e potere e i 5S ne guadagneranno, e poi si riparte. Con un obiettivo in testa: il prossimo candidato alle Regionali del 2025 (sempre che gli eventi non precipitino prima) lo decide Conte. In accordo con Emiliano, ovviamente, e con tanti saluti a Elly (che accusa Emiliano: «Ti fai dettare la linea da Conte!») e pure al sindaco uscente di Bari Decaro, che accarezzava l'idea di candidarsi. Si parla già del tarantino Mario Turco, fido braccio destro di Giuseppi a Palazzo Chigi.

E il Pd che fa? Elly, asserragliata in silenzio al Nazareno, fa trapelare di aver fatto una «burrascosa telefonata» con il suo segretario pugliese, chiedendogli di espellere subito dal partito i tre dem indagati, in modo da avere qualche scalpo da agitare in risposta all'attacco ad alzo zero di Conte. Quello però frena, ricordandole che esiste la presunzione di innocenza. A Roma i dem non sanno come replicare a Conte, qualcuno lo critica («Lucra sulle nostre difficoltà», accusa Andrea Orlando) ma nessuno si sbilancia in attesa che la segretaria trovi una linea.

Nel frattempo sulle comunali di Bari è caos: c'è il candidato Pd (scelto da Emiliano e Decaro) Leccese, c'è quello 5s Laforgia su cui puntano anche molti emilianiani e schleiniani, come Titti De Simone, presidente dell'Assemblea cittadina Pd: «Diamo un segnale forte di indignazione e rigenerazione con una convergenza unitaria su Laforgia», dice. Le replica indignato il segretario dem barese: «Conte, troppo a lungo indicato anche da noi come punto di riferimento progressista, ha fatto saltare le primarie per fare un immenso regalo al centrodestra, al solo fine di poter sparare su di noi per vantaggio elettorale». Il Pd è però alla disperata ricerca di un «terzo nome» per non andare spaccati al voto.

Ma per ora ex prefetti ed ex magistrati contattati si defilano.

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