Mondo

Copenaghen costruisce un'"isola che non c'è". Ambientalisti in rivolta

Approvata la realizzazione di Lynetteholmen, un'isola artificiale che ospiterà 35mila persone

Un'isola ecologica che fa discutere gli ambientalisti. Sembra una contraddizione in termini, ma è quanto sta accadendo a Copenaghen, la capitale della Danimarca, dove da alcuni giorni il governo locale e alcune associazioni ambientaliste hanno dato vita a un vero e proprio braccio di ferro sulla nascita di Lynetteholm, il secondo (dopo quello di Dubai) «parkipelago» al mondo. Il progetto consiste in un arcipelago formato da isole artificiali, ancorate al largo delle coste della capitale danese. Le isole saranno posizionate per la maggioranza nel porto interno, e avranno tra le altre cose la funzione di frenare l'innalzamento delle acque attraverso un sistema di dighe annesso. Una sorta di «Mose», ma multifunzionale e adattato a ogni stagione. D'estate, infatti, le isole saranno sparpagliate per formare l'arcipelago, d'inverno invece verranno avvicinate e compattate alla riva, per configurare un'unica grande piattaforma, raggiungibile anche a piedi tramite passerelle. Nell'arcipelago unito, esteso quanto 400 campi di calcio, si potranno organizzare festival, concerti ed eventi di vario genere. Nella versione sparpagliata, con costruzioni in legno e alluminio, e una vasta zona verde, sarà invece possibile edificare spa, zone pic-nic con barbecue annesso, fino ad arrivare persino alla zona caffè. Molte saranno disposte in modo da comporre delle piccole baie in cui si potrà nuotare in totale sicurezza o pescare. Capienza: 35mila persone.

Sembra un paradiso, un tentativo di coniugare benessere e rispetto di tutti i canoni ambientali. E invece no, perché diverse associazioni green stanno dando vita ad animate proteste. A preoccupare gli ecologisti non è l'opera in sé, ma la sua costruzione, che vedrà la luce grazie a un trasporto ininterrotto di materiali su strada. Secondo uno studio, sottoposto alla Corte di Giustizia europea, saranno necessari fino a 350 viaggi di camion al giorno attraverso Copenaghen per consegnare le materie, e il progetto richiederebbe l'impiego di circa 80 milioni di tonnellate di terreno per dare alla luce la sola penisola.

Le preoccupazioni tra gli ambientalisti riguardano anche il movimento dei sedimenti in mare e il possibile impatto sugli ecosistemi e sulla qualità delle acque. Per queste ragioni i manifestanti si sono radunati venerdì fuori dal palazzo del parlamento, mentre nelle stesse ore veniva approvato il disegno di legge con 85 voti favorevoli e 12 contrari. L'approvazione da parte del Folketing porterà all'inizio lavori entro la fine dell'anno. La maggior parte delle fondamenta saranno edificate entro il 2035, con inaugurazione di Lynetteholm nel 2070, raggiungibile dalla terraferma tramite una tangenziale, un tunnel e una linea della metropolitana.

E se i contrari al progetto sostengono che l'infrastruttura sia stata progettata e approvata senza aver interpellato i cittadini attraverso un referendum, il ministro dei Trasporti, Benny Engelbrecht, ha garantito che «la consegna dei materiali avverrà con i camion elettrici, in modo tale da ridurre le emissioni di CO2 e mitigare il rumore». Anche se, fanno notare i detrattori, i costi aumenteranno esponenzialmente.

Quello del Lynetteholm è il secondo progetto

del genere al mondo. L'ispirazione arriva dalle Palm Islands di Dubai, costruite dal 2001 con la sabbia dragata dal fondo del Golfo Persico per ospitare alloggi residenziali, hotel di lusso e impianti per il tempo libero.

Commenti