Guerra in Ucraina

Corridoi umanitari trappola: portano gli ucraini in Russia. Centomila orfani da salvare

Dalle bombe alla tana del lupo

Corridoi umanitari trappola: portano gli ucraini in Russia. Centomila orfani da salvare

Dalle bombe alla tana del lupo. I sei corridoi umanitari aperti ieri dai russi per condurre in salvo gli abitanti delle città ucraine sotto attacco, dopo due giorni di fallimenti, nascondevano uno squallido tranello. Tre di essi conducono in Russia, uno in Bielorussia (forse anche peggio) e due soltanto in Ucraina. L'ennesimo schiaffo di Vladimir Putin a un popolo umiliato e offeso.

Ieri mattina, dopo il colloquio telefonico di domenica sera tra Putin ed Emmanuel Macron, l'annuncio del ministero della Difesa di Mosca: «I corridoi saranno aperti dalle 10 ora di Mosca (le 8 in Italia, ndr) da Kiev, Mariupol, Kharkiv e Sumy su richiesta del presidente francese Emmanuel Macron». Il tutto con la promessa di un cessate il fuoco per il tempo necessario.

Ci vuole poco per capire che anche il terzo giorno di tentativi non è quello buono. Dopo un po' Mosca sciorina gli itinerari della salvezza: da Kiev si va a Gomel in Bielorussia, da Mariupol a Rostov-na-Donu in Russia, da Kharkiv e da Sumy a Belgorod, in Russia. Solo due sono diretti in Ucraina: un secondo corridoio da Mariupol a Zaporizhzhya e un secondo corridoio da Sumy a Poltava. Il governo di Kiev si sente preso in giro e il portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla di «storia completamente immorale. La sofferenza delle persone viene utilizzata per creare l'immagine televisiva desiderata». Dopo poco anche l'Eliseo precisa che «il presidente Macron non ha mai chiesto l'apertura di corridoi umanitari verso la Russia». «Tutto ciò non è serio. È cinismo, morale e politico», dirà più tardi in presidente francese in una intervista esclusiva realizzata alla giornalista Ruth Elkrieff.

Ma non basta. I corridoi umanitari sono di fatto falliti per il terzo giorno consecutivo anche per l'apparente impossibilità a rispettare il cessate il fuoco. «In violazione dei precedenti accordi, la Russia continua a bombardare Kiev, Mariupol, Volnovakha, Sumy, Mykolaiv, Kharkiv e altre città, paesi e villaggi», accusa su Twitter il ministero degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Ma come ogni giorno Mosca ribatte e accusa «i nazionalisti ucraini» di boicottare le vie di fuga. «Abbiamo monitorato da vicino - dice il colonnello generale Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della Difesa nazionale russa - usando mezzi di controllo degli obiettivi, compresi droni, e non sono state registrate operazioni per preparare convogli umanitari, nessuno si è presentato ai corridoi umanitari aperti. I nazionalisti non stanno permettano ai civili e ai cittadini stranieri di uscire dalle aree popolate sotto la minaccia di violenze fisiche».

L'Ucraina comunque continua a svuotarsi. Ieri Safa Msehli, portavoce dell'Organizazione internazionale delle migrazioni (Oim), contava 1,8 milioni di profughi usciti dal Paese finora, mentre allungando lo sguardo, l'Alto rappresentante della politica estera della Ue Josep Borrel prevede che in Ue arriveranno a causa della crisi 5 milioni di ucraini. E c'è anche il problema dei 100mila orfani ucraini perché i genitori sono morti o li hanno abbandonati.

Per loro è stato allestito un ponte per portarli via, per lo più in Polonia, attraverso treni e pullman.

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