Magistratura

Cospito rimane al 41 bis. "Inammissibile il ricorso"

Adesso l'unico che potrà tirare fuori Alfredo Cospito dal carcere duro rimane lui stesso

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Adesso l'unico che potrà tirare fuori Alfredo Cospito (nella foto) dal carcere duro rimane lui stesso: che solo dissociandosi dal suo percorso criminale può a questo punto convincere i giudici di non essere più pericoloso. L'ultimo tentativo dell'anarchico più famoso d'Italia di lasciare il 41 bis senza pentirsi va ieri a sbattere contro la sentenza della Cassazione che dichiara «inammissibile» il ricorso presentato dal suo difensore Flavio Rossi Albertini. Le motivazioni con cui in ottobre il tribunale di Sorveglianza di Roma aveva confermato l'applicazione a Cospito, condannato a ventitrè anni di carcere, del regime di massima sicurezza non presentano, per la Suprema Corte, nè errori giuridici nè mancanza di motivazione. L'indirizzo di Cospito continuerà ad essere la cella che occupa attualmente nel reparto più duro del carcere di Bancali, alla periferia di Sassari.

Il lungo sciopero della fame che aveva fatto della sua vicenda un caso nazionale era finito il 19 aprile scorso, dopo quasi sei mesi di digiuno intermittente. Cospito aveva ripreso a mangiare nonostante che il ministro della Giustizia Carlo Nordio avesse rifiutato di revocargli il 41 bis, dichiarandosi comunque soddisfatto di avere sollevato un dibattito pubblico nel paese sulla legittimità del trattamento - assai severo, in effetti - riservato nelle carceri ai detenuti più pericolosi. Durante lo sciopero della fame aveva ricevuto la visita in carcere di quattro deputati del Pd, e per avere rivelato l'episodio al compagno di partito Giovanni Donzelli è oggi sotto processo il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, querelato dai quattro dem.

Proprio Delmastro è ieri tra i primi a commentare con soddisfazione la decisione della Cassazione: «che conferma indirettamente la fondatezza e la legittimità delle posizioni del Governo: nessun cedimento, nessun arretramento, nessun tentennamento nel contrasto frontale al terrorismo anarchico, soprattutto se si connota per la sua attuale carica rivoluzionaria violenta e eversiva», dice. Rincara la dose Giovanni Donzelli: «Pd e benpensanti di sinistra hanno fatto credere a lungo all'opinione pubblica che Cospito fosse vittima di un sopruso. La Cassazione ha detto che avevamo ragione noi a difendere l'utilizzo dello strumento del carcere duro per arginare il pericolo rappresentato da anarchici, terroristi e mafiosi». E Andrea Ostellari, anche lui sottosegretario alla Giustizia: «Niente sconti o premi per i nemici dello Stato.

Niente passi indietro di fronte al ricatto dei violenti».

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