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Effetto Schlein sul Pd: l'emorragia continua. E Renzi si frega le mani: "Altri se ne andranno"

Cottarelli è il quinto big a lasciare il partito e già si scommette sul prossimo: De Luca in pole position. I centristi mal sopportano la linea estremista della segretaria e pensano a un nuovo movimento

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La «manita» è servita. Carlo Cottarelli è il quinto big che sbatte la porta e va via dal Pd. L'effetto Schlein rischia di trasformarsi in un ciclone in grado di spazzare via tutta l'ala cattolica e moderata da partito. Cottarelli spiega le ragioni dell'addio: «Una scelta che riguarda i miei valori. È indubbio che ci sia stato con lei uno spostamento a sinistra». Dal tour elettorale in Campania Elly Schlein risponde: «Gli auguro molta fortuna con questa nuova iniziativa accademica». E sul rapporto con Giuseppe Conte: «Ci vedremo, questione di agenda», glissa la segretaria. Prima di Cottarelli avevano già salutato i democratici il senatore Enrico Borghi, l'ex ministro Giuseppe Fioroni, l'ex capogruppo al Senato Andrea Marcucci e la parlamentare europea Caterina Chinnici.

E al Nazareno già si azzardano le scommesse. Chi sarà il sesto? I bookmaker quotano bassissimo (con altissima probabilità di addio) il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Lo sceriffo salernitano, in rotta di collisione con la segretaria Schlein, è in forte sofferenza con la svolta a sinistra. De Luca riflette e potrebbe cedere alle sirene dell'altro De Luca (Cateno) che vuole lanciare il partito del Sud. C'è un indizio: l'ex sindaco di Messina ha scelto Salerno, città di Vincenzo De Luca, per una tappa dell'assemblea costituente del suo movimento Sud chiama Nord. Lavori in corso.

L'addio di Cottarelli, l'economista voluto (ed esibito in campagna elettorale) da Enrico Letta, fa male. Un'uscita che apre una crepa profonda nell'ala riformista dei democratici: «Penso che il PD sia ancora quel soggetto che trae la sua forza dal suo essere plurale. Per questo, se sono dispiaciuto per le dimissioni di Cottarelli e le rispetto, nel leggere le sue motivazioni trovo un limite. La nostra comunità è fondata sul dialogo e sulla ricerca di sintesi, parole antica purtroppo vituperata nell'oggi della politica, tra culture e sensibilità diverse che si riconoscono in un medesimo profilo progressista e riformatore. Se una di queste voci si spegnesse o abbandonasse il campo, il PD sarebbe un'altra cosa, non sarebbe più il PD. Le sue parole però evidenziano un disagio politico. Che sarebbe sbagliato sottovalutare o verso le quali mostrare indifferenza. Le uscite di questi giorni, certamente diverse tra loro, sono motivo di preoccupazione per me e penso preoccupino anche chi ha la responsabilità della guida della nostra comunità», ammette Lorenzo Guerini. Anche l'ex capogruppo al Senato Simona Malpezzi mette in guardia: «Sono molto dispiaciuta per la decisione di Cottarelli. Le uscite di questi giorni dal Pd che non condivido, perché ritengo che in un partito plurale ci sia spazio per tutte le posizioni, indicano però un malessere e uno spaesamento che non può essere minimizzato e tantomeno trascurato. La nostra più grande qualità è sempre stata quella di essere un partito plurale: lo abbiamo nel nostro dna ed è la nostra natura. Per questo sono certa che chi guida la nostra comunità si farà interprete di una preoccupazione che è di tutti noi. Spero che si trovi al più presto lo spazio per un momento di riflessione comune». L'ex ministro della Difesa è un altro big, leader della corrente Base Riformista, che in queste ore sta meditando sul proprio futuro. Non lascia. Per ora.

Matteo Renzi, che ha già soffiato Enrico Borghi al Pd, gode come un matto e infila il dito nella piaga: «Il Partito democratico di Elly Schlein perde pezzi. Dopo Marcucci, Fioroni, Chinnici, Borghi oggi è il turno di Cottarelli. Per chi segue le nostre Enews da tempo queste scelte non sono una sorpresa. Io dico che è solo l'inizio. Diamo tempo al tempo e il quadro politico di questo Paese cambierà profondamente». L'abbraccio di Schlein con Landini diventa mortale. L'appiattimento sulle posizioni della Cgil mette in fuga cattolici e riformisti del Pd. Si teme per la tenuta dei gruppi. Casini e Bindi sono pronti a lanciare un'iniziativa pubblica per riunire tutti i cattolici di sinistra. «Vedrete, rinascerà il Grande Centro.

Come possono i cattolici del Pd continuare ad accompagnarsi con Elly Schlein? Il nostro progetto si chiama Iniziativa Popolare, e con una pattuglia di ex Dc tra cui Mario Tassone, Ettore Buonalberti e Pasquale Tucciariello, organizzeremo tra pochi giorni un grande incontro tra associazioni e movimenti cattolici» dice l'ex esponente di An Publio Fiori.

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