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Quel dato che umilia il Pd: l'analisi della disfatta elettorale

Una parte di elettori ha sostenuto il Pd con grande fatica e nausea: l'analisi di una disfatta elettorale e di un'emorragia inesorabile

Quel dato che umilia il Pd: l'analisi della disfatta elettorale

Il deludente risultato elettorale maturato dal Partito democratico è al centro di analisi per capire le effettive cause di una disfatta annunciata e prevedibile. Il Pd si è fermato al 19,07% alla Camera e al 18,97% al Senato, non riuscendo a raggiungere la quota del 20%. Il che rappresenta la conseguenza inevitabile del fallimento di uno schieramento di centrosinistra raffazzonato, senza neanche un programma condiviso.

Numeri e dati di fatto che restituiscono la fotografia di una formazione politica in crisi. Una tesi che si rafforza se si analizza un dato relativo allo scarso entusiasmo di una parte di chi ha sostenuto i dem: quasi il 30% dei loro elettori ha sì sposato la loro causa, ma con grande fatica e con tanta nausea politica. Un travaglio lento, un'emorragia inesorabile.

Il dato che umilia il Pd

Interessante l'analisi della sondaggista Alessandra Ghisleri, che sulle colonne de La Stampa ha messo sotto la lente di ingrandimento quanto accaduto esettamente una settimana fa. In tal senso emergono due tendenze completamente opposte: l'84,3% dichiara che domenica scorsa si è espresso in maniera consapevole e convinta; invece il restante 15,7% ha dato la propria preferenza contro qualcuno - piuttosto che a favore di qualcosa - per evitare di far vincere l'avversario.

A tutto ciò si aggiunge un fattore di rilievo che colpisce direttamente il Partito democratico: un terzo degli elettori del Pd ha votato "turandosi il naso", corrispondente al 29,4%. Quasi il 30%, ovvero uno su tre. Tra il 36,1% di chi non ha votato c'è un buon 9% di elettorato che alle elezioni Europee del 2019 aveva scelto il Pd di Zingaretti e che la scorsa settimana ha preferito restare a casa. Rispetto al passato è una crisi di consenso allarmante, una fase di declino che potrebbe essere irreversibile.

Gli errori di Letta

Le cause di una sconfitta del genere vanno trovate nella strategia adottata da Enrico Letta, che da inizio campagna elettorale ha messo sul tavolo un errore dopo l'altro. Prima aveva sbandierato l'agenda Draghi, poi si è alleato con Sinistra italiana e Verdi; prima voleva il campo larghissimo, poi ha divorziato con il Movimento 5 Stelle e Azione di Carlo Calenda. A pesare è stato anche il tentativo (fallimentare) di polarizzare la sfida: "Scegli" tra Pd o Fratelli d'Italia ha favorito Giorgia Meloni, non riuscendo a fare da calamita alla galassia dem.

Non a caso il 35,7% dell'elettorato del Pd individua proprio in Enrico Letta il vero sconfitto di queste elezioni. "L'efficacia dei suoi messaggi non è stata rivoluzionaria", ha infatti spiegato la Ghisleri.

Che ha aggiunto un'altra osservazione: il segretario del Pd si mostra al pubblico "con il peso di una vera cultura politica che si scontra più spesso con la velocità e il divenire che scandisce la società di oggi".

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