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Il ddl in Parlamento: "Via il voto di fiducia per i senatori a vita"

Ignazio Larussa e Alberto Balboni, parlamentari di Fdi, hanno proposto un ddl che toglie ai senatori a vita la possibilità di voto di fiducia al governo

Il ddl in Parlamento: "Via il voto di fiducia per i senatori a vita"

Il voto di fiducia al governo da parte di diversi senatori a vita ha fatto nascere, nel dibattito parlamentare, numero perplessità sulla legittimità di questo. Non da un punto di vista formale, essendo regolarmente validato dalla Costituzione, quanto da un punto di vista di legittimità politica. Già durante le ore di dibattito, in Aula al Senato, l'arrivo e la dichiarazione di fiducia al governo da parte di Liliana Segre aveva scatenato numerose polemiche. Diversi, infatti, sono gli attacchi partiti dai banchi dell'opposizione, in primis da Matteo Salvini e da Vittorio Sgarbi. Fratelli d'Italia, a tal proposito, ha deciso di proporre un ddl, intenzionato a modificare l'articolo 59 della carta costituzionale.

Non è la prima volta che, per la sopravvivenza di un governo, sia stato necessario l'aiuto dei senatori a vita. La storia repubblicana, infatti, li ricorda come presenze fondamentali sia per il governo Berlusconi, nel 1994, che per quello di Prodi, nel 2006. Proprio a partire da quest'ultimo caso, il voto di Rita Levi Montalcini, quindici anni fa, è stato causa di parecchi contrasti in aula nati, specificatamente, dall'ala del centrodestra. Nessuno, però, fino ad oggi, aveva mai pensato di togliere loro la possibilità di votare la fiducia ad un esecutivo, pur mantenendo le altre rispettive funzioni.

"I senatori a vita partecipano a pieno titolo ai lavori del Senato fatta eccezione per i voti di fiducia al governo", si legge nel ddl, firmato Ignazio La Russa e Alberto Balboni.

L'articolo della Costituzione che i due parlamentari di Fratelli d'Italia vogliono modificare, al momento, prevede che i "senatori a diritto e a vita", ovvero gli ex Presidenti della Repubblica, e i cinque "senatori a vita di nomina presidenziale" abbiano le stesse competenze e, dunque, anche gli stessi doveri dei senatori con mandato elettivo. La realtà dei fatti, però, è che trattandosi di una carica che non tiene conto delle tornate elettorali e che decade solamente per decesso o rinuncia, spesso questi doveri non vengono nei fatti messi in pratica. Detto in altra maniera, la maggior parte delle carriere parlamentari dei senatori a vita è caratterizzata da un'altissima percentuale di assenze alle sedute e da una sostanziale alienazione dalla vita di palazzo.

"La ratio è quella di non far dipendere la nascita o la morte di un governo da chi non ha una diretta investitura popolare" - dichiara Ignazio Larussa che, inoltre, aggiunge - "È

608px;">una proposta meno drastica dell'ipotesi da più parti sostenuta, di abolizione dei senatori a vita che potrà comunque essere discussa nell'ambito di una più complessiva riforma costituzionale"

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