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Dimissioni Gravina, governo nel pallone

La Lega ne chiede la testa. Ma il ministro dello Sport Abodi: "È la posizione del Carroccio"

Dimissioni Gravina, governo nel pallone

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«Al calcio serve una rivoluzione, un cambiamento radicale, Gravina si dimetta». Le perplessità della Lega sul presidente della Figc non sono certo una novità. Già venerdì scorso il Carroccio aveva fatto filtrare un messaggio dai contorni quantomai decisi: «Ciò che sta emergendo è inaccettabile, non possiamo assistere a questo scempio», era stata la linea.

Ieri, però, la richiesta di dimissioni è stata scolpita in una nota ufficiale. «Alla luce di quanto è accaduto e sta emergendo nel calcio tra scommesse, doping, fallimenti sportivi, problemi infrastrutturali e televisivi, crisi economiche: cosa deve accadere ancora per rivoluzionare la guida del movimento? È sempre più necessario, per rispetto di milioni di appassionati, un radicale cambiamento a partire dalle dimissioni del Presidente Gravina».

Linea dura, insomma, condivisa, sia pure con una declinazione diversa, da Fratelli d'Italia con Paolo Marcheschi, responsabile Sport. «Bisogna verificare se vi siano le condizioni di un commissariamento della Figc da parte del Coni». A sposare la richiesta di Salvini c'è anche Micaela Biancofiore, capogruppo al Senato della galassia centrista: «Gravina dovrebbe avere un sussulto di dignità».

Mantiene una posizione più sfumata il ministro per lo Sport, Andrea Abodi. «Questa è una posizione della Lega e di altri parlamentari, ma in questo momento io mi sono concentrato sulle emergenze» dichiara. Dalla Figc fanno, invece, filtrare che l'83% delle componenti, dalla Lega Pro ai Dilettanti fino all'Associazione Italiana Allenatori, sostiene Gravina. «Ci hanno sorpreso gli attacchi, a nostro modo di vedere strumentali e pericolosi», dice Renzo Ulivieri, alla guida dell'Aiac. E Matteo Marani, presidente della Lega Pro, dichiara: «Non è il tempo delle divisioni e del catastrofismo». Il Coni, con Giovanni Malagò ricorda il principio dell'autonomia sportiva. «È molto importante che la politica si occupi di sport, ma questo non significa che debba occupare lo sport. È un mondo che ha una sua autoregolamentazione». A difesa di Gravina si schiera anche il presidente dell'Assocalciatori, Umberto Calcagno. «Dare responsabilità a Gravina in un momento in cui abbiamo avuto anche gli Europei con la Turchia e ricollegarlo allo scandalo scommesse mi sorprende».

Le perplessità nella maggioranza, però, sono molte. «Mi dicono che il Pd tutela e difende il presidente della Figc. Vorrei capirne i motivi» aveva dichiarato qualche giorno fa Claudio Lotito. Il nome del presidente della Figc, peraltro, è uscito in alcuni rumours per le Regionali in Abruzzo (nel 2019 la compagna era stata candidata nella lista a sostegno del candidato del centrosinistra Giovanni Legnini).

Una circostanza smentita con decisione dall'interessato, artefice da presidente del miracolo Castel di Sangro: «Non è mia intenzione entrare in politica né oggi né in futuro, il mio mondo è lo sport».

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