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Draghi silura Quota 100 "Non sarà prorogata"

Il premier: "Per le pensioni graduale ritorno a normalità". Salvini: mediazione a quota 102

Draghi silura Quota 100 "Non sarà prorogata"

Se mai ci fosse stato qualche dubbio, il premier Mario Draghi lo polverizza. Nessuna possibilità che Quota 100 venga prorogata. Da Bruxelles nella conferenza stampa dopo il consiglio Ue, pronuncia a chiare lettere la bocciatura della misura bandiera della Lega sulle pensioni: «Le pensioni sono oggetto della discussione della legge di bilancio che presentiamo la prossima settimana. Io non concordavo con Quota 100 e non verrà rinnovata, ora occorre assicurare una gradualità nel passaggio a quella che era una normalità». Ma su come superare la norma - in scadenza a fine anno - che consente di andare in pensione a coloro che hanno maturato 38 anni di contributi e hanno 62 anni di età, il leader del Carroccio, Matteo Salvini, si mostra aperto al confronto: «Non mi interessano le etichette, mi interessa difendere lavoratori e pensionati ed evitare il ritorno alla legge Fornero. Ci stiamo lavorando con Draghi, partendo dalla tutela dei lavoratori precoci e dei dipendenti delle piccole imprese, troveremo sicuramente una soluzione positiva. Se si vuole la si chiami con un nome diverso ma metti una somma per accompagnare chi avrebbe avuto diritto a Quota 100 nel 2022 e nel 2023. Pensiamo ai lavori usuranti, a chi lavora da 41 anni, penso a opzione donna».

Senza un'alternativa a gennaio scatterebbe di nuovo la legge Fornero. Per scongiurare lo scalone, il confronto nei tavoli tra Palazzo Chigi e ministero dell'Economia si misura sulla possibilità di passare attraverso quota 102 e quota 104 rispettivamente al 2022 e al 2023 - ma sul punto c'è già il no leghista. La Lega insiste su una mediazione ragionevole subito a quota 102 (38 anni di contributi e 65 anni di età) e misure per precoci e aziende sotto i 15 dipendenti. «L'importante è tenere fisso che la legge (Quota 100 ndr) non sarà rinnovata, poi bisogna essere graduali nell'applicarla», ha chiarito Draghi. Per evitare di generare distorsioni. Oltre a quelle, accusa il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, già create dalla legge voluta dalla Lega, che ha «mandato in pensione prevalentemente uomini». Nella gradualità «si terrà più conto delle condizioni di lavoro delle diverse categorie», e per questo Opzione donna resta «una delle ipotesi in campo».

Il nodo però sono le risorse. Secondo Unimpresa la spesa per le pensioni è destinata a schizzare di oltre 50 miliardi nei prossimi tre anni: rispetto ai 287,6 miliardi del 2021 si passerà ai 296,2 miliardi del 2022, ai 304,7 miliardi del 2023 e ai 312,4 miliardi del 2024. «Gli assegni Inps peseranno sempre di più sul bilancio pubblico passando dal 32% al 35% del totale delle uscite dalle casse dello Stato». Poco meno di 7 miliardi di euro invece, sottolinea il centro studi, la dote per ridurre il cuneo fiscale nel 2022. Ma la linea del governo ribadita ieri dal ministro dell'Economia Daniele Franco è quella di «sostenere l'attività economica.

La politica di bilancio resterà espansiva finché Pil e occupazione non avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al 2019». Pil che cresce più del previsto secondo Banca d'Italia, che rivede al rialzo le sue stime: aumento «intorno al 6% nel 2021» contro il 5,1% stimato a luglio. E nel terzo trimestre si sarebbe attestato a oltre il 2%.

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