Politica

Il Pd "tessera" Bergoglio per le politiche migratorie

Bergoglio contiguo con il Pd in materia d'immigrazione. Questa sembra essere la narrazione messa in campo dal partito di Renzi. Operazione strumentale

Il Pd "tessera" Bergoglio per le politiche migratorie

Bergoglio tesserato con il Pd in quanto ideologo immigrazionista. Sembrerebbe questo l'intento nascosto dietro gli elogi continui al pontefice pubblicati su "Democratica", il sito d'informazione del partito guidato da Matteo Renzi. Il papa, per fortuna, resta una figura non arruolabile politicamente. Certo, gli accenti messi dal pontefice su alcune tematiche dibattute dalla politica di casa nostra hanno fatto storcere il naso a molti tra i cosiddetti "conservatori", ma da qui a considerare il vescovo di Roma un militante del governo che ha votato il Ddl Cirinnà, ammettiamolo, ce ne passa. Scrive Francesco Peloso sul sito citato: "Se questo è il piano culturale e sociale del problema, sul piano legislativo non a caso la Chiesa si è espressa ripetutamente a favore di quel provvedimento sullo ‘ius soli’, o meglio ‘ius culturae’, tanto discusso e contestato dalle forze politiche più conservatrici del Paese; una legge che avrebbe invece cominciato a dare una cornice giuridica certa a questa reciprocità fatta di diritti e doveri a partire dalle nuove generazioni, cioè dai bambini e dai ragazzi che già frequentano le nostre scuole". La narrazione presentata, insomma, appare chiara: Bergoglio è uno che la pensa come noi, per cui il Pd è il partito più bergogliano che possa esistere. Cattolici, di conseguenza, votateci.

Al Partito Democratico, tuttavia, potrebbero essere sfuggiti alcuni aspetti di questo pontificato. Se è vero, infatti, che Francesco ha posto al centro della sua pastorale i diritti del migrante è anche vero, e questo forse è sfuggito ai più, che il papa ha anche ribadito, esattamente come il suo predecessore, l'esistenza di un "diritto a non emigrare": "La promozione umana dei migranti e delle loro famiglie comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter emigrare, anche il diritto di non dover emigrare - ha sottolineato Bergoglio in un discorso al Forum internazionale "migrazioni e pace" - ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza. A tal fine vanno incoraggiati gli sforzi che portano all’attuazione di programmi di cooperazione internazionale svincolati da interessi di parte e di sviluppo transnazionale in cui i migranti sono coinvolti come protagonisti". Un passaggio della pastorale di Bergoglio che è stato comodamente omesso dalle interpretazioni strumentali delle sue parole. E sempre il "papa dell'accoglienza" ha affermato relativamente ai migranti: "Riceverli, integrarli ma anche fermarli se i numeri divengono insostenibili", ma il sito del Partito Democratico questo non lo ha scritto. "Arruolare" una figura così seguita e ascoltata, del resto, non può che risultare utile ai fini elettorali.

Quale compatibilità ideale può esistere, poi, tra "l'educazione di genere" proposta dal ministro Valeria Fedeli e il pontefice che ha bollato il gender come la leva ideologica utilizzata per la "guerra mondiale contro la famiglia"? L'aborto, per il papa, "è quello che fa la mafia", per Emma Bonino, alleata del Pd, è stato qualcosa da poter praticare mediante la pompa della bicicletta. Si potrebbe continuare all'infinito, ma si finirebbe per fare il medesimo "giochino" messo in atto da chi usa selezionare arbitrariamente pezzi dei discorsi del pontefice per evidenziare una certa contiguità con il proprio programma elettorale.

Papa Francesco, come i sondaggi hanno spesso rilevato, gode di una fiducia maggiore da parte degli italiani rispetto a tanti leader politici, Renzi compreso, ma rimane il sovrano dello Stato di Città del Vaticano e non un iscritto al Partito Democratico.

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