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Ecco il mercato dei voti della sinistra

Elenchi di elettori "prezzolati" e pregiudicati. E il Viminale indaga su tutte le partecipate

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L'ultima scossa giudiziaria che ha colpito Bari apre nuovi scenari - anche politici, come dimostra lo smarcamento di Conte dal Pd - e offre nuovi spunti di lavoro alla Commissione di accesso, voluta dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che dovrà valutare se sciogliere o meno il capoluogo pugliese. Anche se i commissari, nel frattempo, sono già al lavoro. Claudio Sammartino, ex prefetto di Taranto, il viceprefetto Antonio Giannelli e il maggiore tarantino della Gdf Pio Giuseppe Stola avevano già chiesto la documentazione necessaria a fare luce sull'Amtab, la municipalizzata dei trasporti nella quale erano emerse chiaramente le infiltrazioni della mafia pugliese, con i clan che imponevano i propri nomi per le assunzioni, e che per prima era stata commissariata. E ora, come racconta la Gazzetta del Mezzogiorno, tocca alle altre società controllate dal Comune guidato da Antonio Decaro: Amgas, Amiu, Multiservizi e Retegas, tutte raggiunte da una richiesta di accesso documentale da parte dei commissari per verificare il rischio di infiltrazioni proprio alla vigilia dell'ultima inchiesta, che ha visto il sindaco di centrosinistra di Triggiano Donatelli finire ai domiciliari (ieri la Prefettura l'ha sospeso) e l'assessore Pd della giunta regionale di Michele Emiliano Anita Maurodinoia costretta a dimettersi dopo essere stata indagata e perquisita, con suo marito Sandrino Cataldo travolto dall'indagine e ora ai domiciliari.

Intanto, dalle carte dell'inchiesta emergono altri dettagli che suggeriscono possibili legami con la criminalità locale. Per esempio, a margine dell'arresto per estorsione dell'ex assessore alla legalità (sic) di Grumo Appula, Nicola Lella, ad agosto 2021, l'ordinanza ci ricorda come dalla perquisizione a casa del politico (che si era candidato in ticket con la Maurodinoia, che correva per le Regionali) erano emersi gli elenchi degli elettori «prezzolati». E tra questi anche tre «pluripregiudicati di Grumo Appula», racconta una annotazione dei carabinieri, tra cui due persone «legate al sodalizio mafioso del clan Diomede di Bari» e un terzo «irreperibile dal 2019, vicino al Clan Zonno Cosimo di Toritto». Solo «un ulteriore elemento probatorio delle plurime condotte delittuose poste in essere dal Lella Nicola», scrive il gip, che ricorda poi il testo di un messaggio contenuto in una chat - Cacarellos boys - creata dallo stesso ex assessore dopo la sua elezione: «Mettiamo altri 6 milioni di debito e poi sciamanin (andiamocene, ndr) a Miami: escort, prostitute e cocaina».

I big pugliesi Emiliano e Decaro, estranei all'indagine, sono citati solo incidentalmente nell'ordinanza. Il primo emerge de relato, quando Sandrino Cataldo racconta di avergli riferito del trionfo elettorale di Triggiano incassando di rimando la soddisfazione del governatore pugliese. Il sindaco, invece, lo «evoca» Armando Defrancesco, l'uomo che denunciando il sistema di corruzione elettorale di Cataldo ha innescato l'indagine, pur essendosi poi rimangiato tutte le accuse. Defrancesco, infatti, in un messaggio audio a una donna (alla quale promette in caso di elezione una assunzione come segretaria) spiega di avere riposto le proprie ambizioni nelle future elezioni per il comune di Bari, e si mostra ottimista. Anche perché, spiega, intende sfruttare le sue entrature nel mondo della «formazione» per battere cassa al momento del voto. «La prossima volta mi candido proprio al Comune - spiega il braccio destro di Cataldo - Decaro non ci starà più tra tre anni e sarò il primo sicuramente, perché ci sono rimasto molto male che non sono stato rieletto (...) ecco perché io sto facendo questo fatto dell'ente di formazione, dei docenti, dei tutor, perché questa gente mi dovrò tutta rispondere con dei voti (...) perché io voglio essere il primo, voglio fare pure l'assessore al Comune».

Un'idea «rubata» proprio al suo padrino Cataldo. Che i pm considerano avere «piena gestione e controllo in forma occulta» delle sedi baresi delle «università telematiche Pegaso e Mercatorum», e che infatti secondo gli inquirenti pescava i nomi degli elettori da «comprare» proprio nei database degli atenei, «nonché da quelli degli enti di formazione professionale operanti in Bari e provincia in cui Cataldo è emerso avere un ruolo significativo».

Enti di formazione, osservano laconici i magistrati, «certificati dalle suddette Università ed accreditati presso la Regione Puglia».

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