Coronavirus

Ecco il super software che "spia" i movimenti (quasi in tempo reale)

L'incursione nella vita dei cittadini lombardi, realizzata dalla Regione per monitorare i loro spostamenti sotto le norme anticoronavirus, è solo un assaggio di quello che potrebbe essere messo in campo se l'emergenza dovesse aggravarsi

Ecco il super software che "spia" i movimenti (quasi in tempo reale)

L'incursione nella vita dei cittadini lombardi, realizzata dalla Regione per monitorare i loro spostamenti sotto le norme anticoronavirus, è solo un assaggio di quello che potrebbe essere messo in campo se l'emergenza dovesse aggravarsi, e soprattutto se dovesse proseguire la spensierata a bitudine di ritorvarsi ed affollare aiuole, strade, giardini. Il protocollo di intesa con i gestori delle reti telefoniche che ha consentito l'altro ieri all'assessore regionale alla Sanità Giulo Gallera di denunciare come il 40 per cento degli spostamenti continui ad avvenire come se niente fosse, in spregio alle normative varate dal governo, è tecnicamente in grado di essere esteso in modo ben più dettagliato, fino a poter essere usato quasi in diretta per intervenire e disperdere gli assembramenti immotivati. La Regione ha già a disposizione la struttura digitale pronta a ricevere e ad analizzare le informazioni, si chiama E015 ed è stata sperimentata con successo in occasione di Expo. Ed è pronta a tornare in pista in queste circostanze ben più drammatiche.

«Chi parla di violazioni della privacy non ha capito niente di quello che stiamo facendo», assicura Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione, che dell'accordo con le compagnie telefoniche è stato il fautore. Di fatto, le aziende si sono limitate per ora a fornire alla Regione informazioni di cui sono già in possesso e che utilizzano quotidianamente per gestire alcuni servizi. Si tratta - come sottolineano ieri fonti di una compagnia telefonica - di cosiddetti big data, anonimi ed aggregati al di sopra dei trenta contatti, ossia di trenta sim telefoniche. Di queste sim, le compagnie conoscono in tempo reale gli spostamenti fisici ogni qual volta gli utenti si muovono da una cella all'altra. La dimensione delle celle può variare dai trenta chilometri di una valle alpina a poche centinaia di metri in un contesto urbano: piazza del Duomo e piazza San Babila sono, per fare un esempio, coperte da celle diverse. Il software utilizzato dalle compagnie telefoniche per rispondere alla richiesta d'aiuto della Regione ha usato come punto di riferimento l'intensità degli spostamenti in un giorno qualunque prima del 20 febbraio, e lo ha confrontato con quelli dei giorni successivi. Ed è emerso che dopo un crollo degli spostamenti, che nei primi giorni di allarme si erano ridotti fino al 20 per cento, la curva era risalita fino al 40. Un livello intollerabile, il segnale che la gravità della situazione non era compresa. Ed è partito l'allarme.

Se non bastasse, gli inasprimenti sono tecnicamente a portata di mano «e se sarà necessario non ci tireremo indietro», dice il vicepresidente Sala). I gestori sono in grado di rilevare istante per istante il numero di telefoni attivi all'interno di una cella, e di cogliere picchi anomali di presenze. In questo modo assembramenti che sfuggono ai pattugliamenti delle forze dell'ordine possono venire colpiti in base alla legge. Il report inviato oggi alla Regione è quotidiano, ma i tempi di consegna potrebbero venire accorciati a poche ore.

Se tutto questo non bastasse c'è il secondo livello, quello in grado di utilizzare invece delle sim telefoniche i gps contenuti nei telefoni, che hanno una precisione quasi assoluta (si parla di pochi metri), e che vengono già utilizzati per monitorare le condizioni del traffico. Se la Regione volesse utilizzarli, non dovrebbe chiedere l'aiuto di Tim o di Vodafone ma dei cosiddetti «over the top», ovvero Google e Facebook, che sono gli unici ad averli a disposizione. Anche in quel caso si tratterebbe, almeno in teoria, di dati aggregati e anonimi, ma con un potenziale di incursione nella privacy ben maggiore. Sullo sfondo, infine, ci sono i sistemi utilizzati in Cina e Corea del Sud per la vigilanza diretta dei singoli attraverso app scaricate d'ufficio o «volontariamente» per controllare il rispetto della quarantena.

Ma questo, almeno per ora, è un altro film.

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