Coronavirus

False iniezioni ai No Vax: in manette un'infermiera

A Palermo la Digos sta smantellando pezzo dopo pezzo una fitta rete di sanitari impegnati ad aiutare i no vax a fingere di essere stati vaccinati.

False iniezioni ai No Vax: in manette un'infermiera

A Palermo la Digos sta smantellando pezzo dopo pezzo una fitta rete di sanitari impegnati ad aiutare i no vax a fingere di essere stati vaccinati.

Nel mirino della polizia è finita Giorgia Camarda, 58 anni, che lavora come infermiera presso il Reparto malattie infettive del Civico di Palermo e presso l'hub vaccinale della Fiera del Mediterraneo. La donna è ai domiciliari e dovrà rispondere di peculato e falso ideologico per aver finto di aver ricevuto una dose booster da una collega compiacente e per aver simulato la vaccinazione contro il Covid di due coniugi no-vax.

Gli inquirenti sono arrivati a lei seguendo il filo delle indagini che avevano preso il via dal fermo a dicembre di un'altra infermiera dello stesso hub accusata di corruzione, falso ideologico e peculato. Il copione era lo stesso: aveva vaccinato undici persone, tra cui il leader del locale movimento no-vax. L'attività investigativa, che si è avvalsa di videoriprese effettuate presso la Fiera del Mediterraneo, e con il contributo della struttura del Commissario per l'emergenza Covid di Palermo, ha consentito di ricostruire che la falsa vaccinazione di cui ha beneficiato Camarda era stata praticata dalla collega, che è poi finita nei guai il 21 dicembre. I due coniugi no vax che aveva aiutato, invece, sono indagati per concorso in peculato e falso ideologico. Anche la loro dose, invece che nel braccio, è finita in un quadrato di garza e hanno ricevuto una finta iniezione. Le indagini vanno avanti, perché gli agenti sospettano che il giro di false dosi sia più ampio di quanto scoperto a oggi. «È l'ennesimo fatto gravissimo e sconcertante, che noi stigmatizziamo e condanniamo e verso il quale saremo inflessibili - ha commentato il presidente dell'Ordine degli Infermieri di Palermo, Nino Amato -. Abbiamo già sospeso la prima collega arrestata e altri due sotto inchiesta per i maltrattamenti nella casa di cura di Castelbuono.

Per quest'ultima sarà avviato lo stesso iter e ci costituiremo parte civile nei procedimenti».

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