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La follia anti-Venezi arriva fino a Parigi

Contestata la direttrice d'orchestra. La sua colpa? Lavorare nel governo

La follia anti-Venezi arriva fino a Parigi

La contestazione di Rimini a suon di Bella Ciao ha avuto un remake francese. Questa volta, però, nel mirino non è finita una leader politica ma un'artista: Beatrice Venezi. Domenica una decina di estremisti di sinistra ha inscenato una protesta di fronte all'Opera della città di Limoges dove la musicista italiana era attesa per dirigere La Sonnambula di Vincenzo Bellini. Oltre a Bella Ciao, i manifestanti hanno intonato Bandiera rossa sostenendo di voler difendere la democrazia messa in pericolo, evidentemente, dalla bacchetta di Venezi. La sua colpa? Ricoprire l'incarico tecnico di consigliere per la musica di un ministro del governo Meloni. Il direttore d'orchestra ha parlato della disavventura con Il Giornale, confessando di essere rimasta sorpresa per «la vemenza della rivendicazione» a maggior ragione perché non era lì in veste di consigliere del ministro. «Ero lì come direttore d'orchestra all'interno di un'istituzione che ha come scopo quello di diffondere l'arte e di conseguenza anche la libertà d'espressione», ha spiegato Venezi.

I manifestanti sono rimasti fuori al teatro cantando Bella ciao e Bandiera rossa, nella speranza di convincere gli spettatori a disertare lo spettacolo. Ma erano pochissimi, circa dieci. Per Venezi si è trattato di «un attacco limitatissimo ma esclusivamente ideologico». La protesta non è riuscita, però, nell'intento perché il pubblico ha gradito la direzione artistica come si evince dal racconto della musicista: «ci sono stati grandi applausi a prova del fatto che chi è entrato a teatro voleva soltanto ascoltare bella musica». Dopo la mini-contestazione d'oltralpe, Venezi non ha intenzione di cominciare a nascondere le sue idee. Lo dimostra la partecipazione al convegno dal titolo «Cultura è identità» del think tank conservatore Centro Studi Machiavelli. Un'attività pubblica che vuole smontare quello che la consigliera per la musica del ministro Sangiuliano chiama «il falso assioma secondo cui solo la sinistra può occuparsi di cultura». Parlando con Il Giornale, Venezi ha lamentato il peso determinante dell'appartenenza politica nelle carriere di artisti e intellettuali.

Questa tendenza sarebbe, a suo dire, l'espressione di «un sistema molto stratificato, non semplice da sradicare». Secondo Venezi, un'idea di cultura alternativa a quella della sinistra si concretizza non attraverso lo spoils-system ma raggiungendo l'obiettivo di «renderla completamente libera», mettendo fine a valutazioni di artisti limitate alla loro appartenenza politica. Un obiettivo da raggiungere anche nella musica. Del rischio di una politicizzazione dell'arte, infatti, si è parlato molto a seguito dell'ultima edizione di Sanremo.

Venezi, che all'Ariston è già stata co-conduttrice, ha fatto il ritratto del suo Festival: capace di recuperare le tradizioni della canzone italiana facendo conoscere il repertorio classico al grande pubblico per dimostrarne la contemporaneità e in cui «si faccia musica e non politica».

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