Cronache

Francesco incorona Zuppi: un uomo di dialogo per la Cei

Il cardinale eletto presidente della Conferenza episcopale: "La mia missione per una Chiesa che parla a tutti"

Francesco incorona Zuppi: un uomo di dialogo per la Cei

La nomina è avvenuta in tempo record, nel giro di un'ora: il Papa non ha fatto attendere i vescovi riuniti in assemblea e ha subito comunicato la sua decisione: il cardinale Matteo Maria Zuppi è nominato Presidente della Conferenza Episcopale Italiana. I presenti sono rimasti spiazzati, questa volta per la velocità con cui il presidente uscente, il cardinale Bassetti, ha comunicato la decisione del Papa: pensavano che, come accaduto cinque anni fa, passassero 24 ore prima di sapere chi fosse il prescelto tra quelli della terna proposta dai vescovi. Nessuna sorpresa invece sul nome dell'arcivescovo di Bologna, Zuppi: qualche settimana fa, in un colloquio pubblicato sul Corriere della Sera il Papa aveva detto che per la guida della Conferenza Episcopale Italiana «preferisco che sia un cardinale, che sia autorevole. E che abbia la possibilità di scegliere il segretario, che possa dire voglio lavorare con questa persona».

Parlando a porte chiuse ai vescovi, due giorni fa in aula Paolo VI in Vaticano, aveva poi precisato: «So che circola il nome di monsignor Castellucci, l'arcivescovo di Modena, come possibile candidato presidente. È un bravo professore e un brav'uomo. Io ho detto che preferisco un cardinale, ma ovviamente voi potete votare per chi volete, ci mancherebbe che pretendo una porpora per la guida della Cei». I riflettori si erano comunque subito accesi sull'arcivescovo di Bologna, prete di strada dallo stile pastorale molto vicino a Papa Bergoglio. E infatti, nelle votazioni di ieri mattina, Zuppi è risultato subito il più votato, seguito da un altro cardinale, l'arcivescovo di Siena, Paolo Lojudice (anche lui prete di strada e creato cardinale da Francesco) e da monsignor Nino Raspanti, vescovo di Acireale. Per Zuppi 108 le preferenze, 41 per Lojudice e 21 per Raspanti, entrato in terna come outsider essendo l'unico dei tre senza porpora. Anche Castellucci, nella prima votazione, aveva ottenuto una quarantina di voti, tutti poi dirottati, a partire dalla seconda votazione e su richiesta del diretto interessato, sugli altri candidati.

Romano, 66 anni, dal 2015 alla guida della chiesa di Bologna e dal 2019 cardinale, Zuppi è anche un'esponente di spicco della Comunità di Sant'Egidio: fu, negli anni Novanta, insieme ad Andrea Riccardi, tra i fautori degli accordi di pace in Mozambico. Uomo di mediazione e di dialogo, «don Matteo», da presidente avrà però più oneri che onori: dovrà impostare una forte azione di governo interna alla Cei e far sentire la voce della Chiesa Italiana nei rapporti con la politica in modo ancora più incisivo rispetto al passato. Ma dovrà affrontare, soprattutto, quella che è considerata la principale sfida della nuova presidenza: la piaga della pedofilia. La Cei, come sta già accadendo in varie diocesi del mondo, dovrà avviare un'indagine approfondita sul fenomeno, senza fermarsi però ai soli abusi su minori avvenuti negli ambienti ecclesiastici ma realizzando una mappatura di tutti i contesti (da quello familiare a quello scolastico) in cui questi delitti sono avvenuti.

Il nuovo presidente della Cei, qualche ora dopo la nomina, ha voluto incontrare anche i giornalisti a Fiumicino per rilasciare una dichiarazione: «C'è stata un'accelerazione improvvisa», ha detto il cardinale Zuppi, «devo quindi ringraziare il Papa che mi ha scelto e i vescovi che mi hanno indicato nella terna. Durante il mio mandato mi accompagneranno tre dinamiche: l'obbedienza al Papa, la collegialità e la sinodalità. Questo mi conforta. La missione della Chiesa», ha aggiunto il porporato, «è quella di sempre: una Chiesa che parla a tutti e con tutti. La responsabilità fa misurare anche la propria piccolezza e inadeguatezza. Questa c'è sempre e spero di restarne pienamente consapevole».

Una nomina che, secondo molti osservatori internazionali, consolida la figura di «don Matteo», anche come papabile italiano per un eventuale futuro conclave. Discorso, questo, affrontato a porte chiuse tra molti dei vescovi presenti due giorni fa all'apertura dell'Assemblea Generale della CEI, dopo che Papa Francesco, dialogando sempre con loro, aveva affermato: «Ho sempre questo dolore alla gamba, piuttosto che operarmi mi dimetto!».

Frase che ha subito messo in allerta alcuni tra i pastori più intraprendenti ma che in realtà è stata pronunciata in un contesto gioviale e scherzoso.

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