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In Francia cade il tabù della "schiscetta"

Bistrot chiusi, mense ridotte: ok al pranzo alla scrivania da sempre vietato

In Francia cade il tabù della "schiscetta"

Ci ha pensato un decreto a dare via libera alla «schiscetta» in ufficio. Causa Covid-19, le aziende francesi si erano infatti attrezzate per rispettare tutti i protocolli sanitari. Ma tra stagisti e dipendenti, all'ora di pranzo, era il caos: specie nei giorni in cui lo smart working si riduceva all'osso.

Nessuno vuol rinunciare alla pause déjeuner, considerata sacra in Francia. Prima della pandemia si mangiava in un bistrot nelle vicinanze o a mensa. Ma che fare se i ristoranti sono chiusi e le mense contingentati? Mangiare da soli in auto come qualcuno ha finito per fare? Andava trovata una soluzione. Dunque: pausa pranzo alla scrivania.

Finalmente - bene o male che sia - si potrà mangiare «legalmente» davanti al pc. Pranzo «servito» in autonomia e autogestione del tempo. Cade così un totem del codice del lavoro transalpino che finora vietava il consumo di pasti completi al desk. Una norma giustificata dall'attenzione riservata al cibo nella cultura transalpina. Una delle tante «eccezioni francesi». L'allentamento delle regole negli uffici per il pranzo è stato uno dei temi più dibattuti tra governo e sindacato nei mesi post-lockdown. C'era chi di nascosto tirava fuori i crackers e snack di ogni tipo, ma mai una posata. D'ora al computer si potrà consumare un pasto vero e proprio. «Schiscetta» autorizzata per decreto, pubblicato domenica dal ministero del Lavoro.

La nuova regola sulla pause déjeuner, temporanea, si applica alle aziende con più di 50 dipendenti. Le tv mostrano già video-tutorial di lavoratori infelici che divorano panini alle scrivanie: stando pure attenti all'ecologia, evitando plastiche monouso per non essere considerati inquinatori del pianeta dal collega della porta accanto; i pasdaran dell'ambientalismo ci sono sempre, e il «dimmi come mangi in ufficio e ti dirò chi sei» comincia a temersi pure Oltralpe.

Cosa dice la legge? L'articolo R4228-19 spiega che alle aziende è vietato «far consumare i pasti nei locali adibiti al lavoro». Cioè alla scrivania. Niente microonde né stoviglie. Il decreto 2021-156 pubblicato domenica rimette ordine, inquadrando (definitivamente?) quanto già fatto da varie imprese in autonomia. Quelle che, ridimensionando il «telelavoro», non riuscivano a gestire la mensa. O le più piccole, dove c'era già chi praticava il fai-da-te alimentare in incognito. L'aumento del distanziamento da uno a due metri tra persone senza mascherina ha acuito il problema. Di qui la battaglia sindacal-aziendale che ha portato il governo ad approvare un allentamento del codice lavoro.

La «schiscetta» sollievo per le mense. Certo: lo smart working «deve restare la regola», spiega la ministra Elisabeth Borne. Ma d'ora in poi chi vuol produrre «in presenza» senza incorrere in sanzioni avrà un testo normativo che rivoluzionerà le abitudini. Secondo Le Parisien, il 43 per cento dei cugini d'Oltralpe di norma si ferma infatti per 45 minuti a pranzo, contro il 37 dei belgi, il 27 dei giapponesi, il 26 dei brasiliani, il 22 dei tedeschi, il 10 degli inglesi, il 7 degli italiani e il 3 degli americani. Lo studio realizzato da Edenred-Ticket Restaurant spiega che in epoca pre-Covid il 76 per cento dei francesi passava la pausa al ristorante, il 39 a mensa; solo il 30 si affidava al take away mentre il 28 si portava (dove concesso) piatti da casa.

Ristoranti, bar e café sono chiusi da fine ottobre e si andrà avanti forse fino a Pasqua. Il coprifuoco resta in vigore. Tanto vale godersi al meglio la pausa scegliendo con cura la «schiscetta». Tra le motivazioni in favore del pranzo alla scrivania, decine di segnalazioni, con foto e documentazione, che mostrano uffici al riparo da contagi e gente in strada a mangiare tramezzini al freddo; postazioni personali sanificate e nella maggior parte dei casi munite di disinfettante, pronte quindi a ospitare la gamella in totale sicurezza.

In attesa di formalizzare la conversione francese alla «schiscetta», a Parigi è giunto il tempo della «Lunch Box».

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