Politica estera

Che svolta l'intesa Usa-sauditi su Israele

Per Benjamin Netanyahu un grande accordo con l'Arabia Saudita sarebbe il ritorno al successo politico mondiale che gli è valso più di un decennio da primo ministro

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Per Benjamin Netanyahu un grande accordo con l'Arabia Saudita sarebbe il ritorno al successo politico mondiale che gli è valso più di un decennio da primo ministro. Che ventata d'aria fresca per tutto il mondo sarebbe l'accordo cornice fra Arabia Saudita e Stati Uniti che prevede anche finalmente, come scrive il Wall Street Journal, una firma con Israele.

È da tempo che «il venticello» serpeggia, ma ora forse si avvicina il momento che cambierà la situazione mondiale. Non fa piacere a tutti. Sul New York Times Tom Friedman ha da tempo condannato il lento ma sicuro muoversi verso l'accordo di quella che chiama una «Trinità non santa», Usa-Sauditi-Israele. Da tempo, da destra e da sinistra, ma soprattutto da sinistra, si seguitano a elencare prima di tutto le difficoltà: bin Salman dovrebbe avere più cura dei diritti umani (l'unica cosa urgente), dovrebbe chiudere i rubinetti del petrolio alla Russia, dovrebbe piantarla di avere a che fare col mercato cinese. E certo per Salman, e più ancora per Biden, Israele dovrebbe abbandonare la Cisgiordania e qualsiasi piano di annessione, stoppare la riforma giudiziaria, smantellare costruzioni nei territori, dare più potere ai palestinesi.

Cose che si ripetono; ma la verità è che un accordo di pace fra Bibi e bin Salman benedetto da Biden porrebbe fine a 120 anni di guerra ideologica del mondo arabo, quindi stopperebbe, come scrive David Wurmser, l'attacco alla legittimità di Israele. Punto centrale: servirebbe da deterrente contro un Iran che sostiene il terrorismo, ne bloccherebbe l'espansione in Libano e Siria tramite gli Hezbollah e in Yemen con gli Huthi, ne ridurrebbe il potere al fianco di Putin, legato ai missili con cui lo zar fa guerra all'Ucraina e domani potrebbe farla a noi.

È vero che bin Salman si schermisce dalle voci troppo audaci, e anche il Wsj dice che ci vogliono ancora più di sei mesi: Bibi da parte sua ripete che ci spera, ma che l'accordo non dovrà richiedere cose troppo pericolose per i cittadini israeliani. È chiaro che nessuno potrà richiedere ritiri ingenti che creino pericoli per Israele: quello che può succedere è che anche le piccole eventuali modifiche dello status quo per venire incontro all'accordo, provochino uno stallo della riforma tanto osteggiata e il disegnarsi di una nuova alleanza più pacifista verso i palestinesi. La dottrina di Netanyahu punta alla sicurezza e l'ipotesi pace con l'Arabia Saudita è un obiettivo strategico, che egli, come Biden, vuole lasciare ai posteri.

Forse anche bin Salman.

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