Europa

Giorgia è pronta a candidarsi alle Europee (e punta al 30%)

La premier non scioglie il nodo, ma la decisione è presa. Con il voto di giugno, Fdi aspira ad essere una delle tre delegazioni più numerose del Parlamento Ue. La sorella Arianna: "Io non correrò, sono più utile dietro le quinte"

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Chi si aspettava che Giorgia Meloni sciogliesse la riserva sulla sua candidatura alle Europee è rimasto deluso. Davanti alla platea della festa di Atreju, infatti, la premier si limita a parlare del voto di giugno come di un «memorabile appuntamento con la storia» e derubrica a «cervellotiche elucubrazioni tattiche» il dibattito già in corso da mesi sui futuri equilibri politici ai vertici delle istituzioni europee, dove - sondaggi e proiezioni alla mano - appare quasi ineluttabile una riedizione della cosiddetta «maggioranza Ursula». Un tema ovviamente spinoso e di poco appeal per l'affollatissima platea assiepata nella tensostruttura ai piedi di Castel Sant'Angelo. Perché è di tutta evidenza che Meloni - premier di un Paese fondatore dell'Ue e che nel 2024 avrà la presidenza di turno del G7 - non può non sedersi al tavolo dove si decideranno i presidenti di Parlamento, Consiglio e Commissione Ue. Anche se questo dovesse comportare un accordo tra Ppe e Socialisti. D'altra parte, per la stessa ragione anche i polacchi di Pis (che in Europa militano in Ecr insieme a Fdi) cinque anni fa votarono per Usrula von der Leyen.

È di tutta evidenza, però, che Meloni non vuole affrontare oggi la questione. Tanto che nel suo intervento ad Atreju pure Raffaele Fitto, uno che gli equilibri politici di Bruxelles li conosce alla perfezione, si limita a dire che «l'obiettivo è quello di una destra di governo a livello europee». D'altra parte, ora la priorità è quella di mettere in campo una campagna elettorale che tiri la volata a Fdi in vista i giugno. L'obiettivo - non dichiarato ma che è nelle aspirazioni di chi è ai vertici del partito - è arrivare al 30%, cioè ben 4 punti sopra il 26% delle politiche che nell'ottobre 2022 hanno portato Meloni a Palazzo Chigi. Sarebbe una conferma senza precedenti, soprattutto dopo venti mesi al governo. E rafforzerebbe la premier non solo in Italia (anche rispetto agli alleati) ma pure in Europa, dove al momento non ci sono leadership forti. La Spd del tedesco Olaf Scholz, infatti, è in caduta di consensi e dopo le Europee il suo governo rischia contraccolpi, mentre il francese Emmanuel Macron ha una prospettiva limitata al 2027. Peraltro, essendo l'Italia il terzo Paese dell'Ue per abitanti dopo Germania e Francia, Fdi può ambire a 25-28 eurodeputati ed essere una delle due-tre delegazioni più numerose del Parlamento Ue (oggi se la giocherebbe con i tedeschi della Cdu, i francesi del Rassemblement national e gli spagnoli del Pp).

È per tutte queste ragioni che Meloni sarebbe intenzionata a correre capolista in tutte e cinque le circoscrizioni, circostanza - quantificano a via della Scrofa - che porterebbe a Fdi tra i due e i tre punti percentuali in più. Peraltro, in Italia non sarebbe la prima volta che un presidente del Consiglio in carica si candida alle Europee, visto il precedente illustre di Silvio Berlusconi nel 2004.

Pubblicamente, però, la premier non ha ancor sciolto la riserva, anche se ieri un indizio importante è arrivato dalle parole della sorella Arianna Meloni, che molti avevano immaginato come candidata alternativa.

«Correre alle Europee? Preferisco stare dietro le quinte perché credo sia più utile così», dice la responsabile della segretaria politica di Fdi.

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