Cronache

È il giorno dopo l'Apolicasse. Hariri: "Hanno ucciso Beirut"

La palla di fuoco ha causato 135 morti e 5mila feriti. Decine i dispersi, 300mila gli sfollati. Ospedali in tilt

È il giorno dopo l'Apolicasse. Hariri: "Hanno ucciso Beirut"

Beirut si è risvegliata il giorno dopo l'Apocalisse. La deflagrazione di martedì ha sconvolto l'intera città, ha ucciso almeno 135 persone e ne ha ferite 5mila. Ci sono ancora decine di dispersi, sotto le macerie. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza per due settimane. Le forze di sicurezza hanno sigillato una vasta area intorno al luogo del disastro e i soccorritori hanno cercato per tutta la giornata corpi e sopravvissuti sotto le macerie, mentre le barche perlustravano le acque al largo della costa. Ma alla sera la macchina dei soccorsi si è dovuta fermare, è rimasta al buio per la mancanza di elettricità. Secondo alcune fonti l'incendio sarebbe doloso, appiccato per attribuirne la responsabilità ad Israele.

L'esplosione ha causato onde d'urto in tutta la città, fino alla periferia. «È come se un ciclone avesse attraversato la casa», racconta Joumana che vive nel quartiere cristiano di Achrafieh. «Non abbiamo più nemmeno una porta o le finestre, i mobili sono capovolti e anche le pareti sono state sfondate, e hanno buchi in più punti». Khamis, invece, portiere in un palazzo a Mar Nicolas, spiega con ansia: «Le finestre sono tutte rotte, la porta è uscita dai cardini. Il mio letto è sprofondato». Il distretto di Mar Mikhael, famoso per la movida beirutina, è uno dei quartieri più colpiti. «Sono ancora sotto shock. Non riesco neanche a parlare - afferma David, proprietario di un lounge bar - Ero sul balcone quando è avvenuta l'esplosione. Sono quasi morto dalla paura». Karl, immobiliarista con la società a Sodeco, area commerciale del centro della città, si sfoga: «Ora siamo senzatetto. Della casa costruita da mio nonno non rimane nulla. Io e mia moglie siamo solo leggermente feriti. Ma quello che è successo è terribile».

A rue Pasteur, non lontano da Gemmayze, un quartiere trendy puntellato da caffè alla newyorkese e ristoranti, anch'esso gravemente danneggiato, Rana denuncia: «Chiedo alla comunità internazionale di salvarci dalle persone che gestiscono questo Paese, stiamo sprofondando nel baratro». Nada, proprietaria di un bar scoppia, in lacrime. «Beirut non esiste più, Beirut non esiste più», ripete. «Non ho mai visto così tanta distruzione, neanche durante la guerra civile». Nel frattempo il governatore della città di Beirut, Marwan Abboud, ha dichiarato che fino a 300mila persone hanno perso la casa e le autorità stanno lavorando per fornire loro cibo, acqua e abitazioni. Tutti gli agenti portuali sono stati messi agli arresti domiciliari in attesa di un'indagine. Il presidente Michel Aoun ha dichiarato: «Nessuna parola può descrivere l'orrore che ha colpito Beirut la scorsa notte». Il ministro della Sanità pubblica Hamad Hassan ha dichiarato che gli ospedali erano a corto di letti e privi delle attrezzature necessarie per curare i feriti. Mentre il Consiglio supremo della difesa del Libano ha promesso che i responsabili saranno soggetti alla «massima punizione» possibile.

L'esplosione arriva in un momento critico per il Libano. Le infezioni da Covid-19 hanno subito un'impennata. Il Paese sta attraversando la peggiore crisi economica dalla guerra civile del 1975-1990. La lira è in caduta libera, i dollari non si trovano più, le banche hanno posto dei limiti ai prelievi. E lo scorso autunno il Paese è stato attraversato da manifestazioni di piazza contro il governo. Molti incolpano la politica di corruzione e di essersi arricchita depredando le casse dello Stato senza risolvere i problemi. Come se non bastasse ieri ci sono stati scontri tra sostenitori dell'ex premier Saad Hariri e altri manifestanti, dopo la sua visita nel luogo dove sono avvenute le esplosioni.

E in quell'occasione Hariri, davanti le macerie e la città devastata, ha commentato: «Questa volta hanno ucciso Beirut».

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