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Il governo ci ripensa: le spese mediche cash non si possono detrarre

Salta il rinvio dell'obbligo di tracciabilità Nel Milleproroghe un nuovo stop alle trivelle

Il governo ci ripensa: le spese mediche cash  non si possono detrarre

Il governo sembra voler fare collezione di leggi fiscali retroattive. È ancora fresca la polemica sulle stretta sulle partite Iva, approvata nel 2020 a valere sui redditi 2019. Ieri l'esecutivo ha fatto invece marcia indietro su un rinvio che, anche se non ufficializzato, era già stato annunciato e aveva quindi già orientato i comportamenti di molti contribuenti.

Si tratta dell'obbligo di effettuare pagamenti digitali per le spese che danno diritto alla detrazione del 19%, in primo luogo quelle sanitarie, come le visite le specialistiche. È previsto dalla legge di Bilancio 2020 e fa parte dell'offensiva governativa contro il contante. Sarebbe già in vigore dal primo gennaio, ma dopo le proteste degli addetti al settore (in particolare i Caf, i centri di assistenza fiscale ai quali si rivolgono i privati cittadini) e la confusione sulle tipologie di spesa comprese nella norma, il governo ha deciso di inserire nel Milleproroghe un rinvio al primo aprile.

Chi in questi giorni, tranquillizzato dall'emendamento, ha fatto spese sanitarie o ha pagato la palestra in contante invece che con mezzi tracciabili (carte di credito, bancomat o assegni) rischia di perdere la detrazione. L'emendamento governativo, che era infatti atteso in commissione Finanze e Bilancio, non è stato presentato.

Possibile che rispunti quando il decreto di fine anno, in corso di conversione, approderà all'Aula della Camera. Ma il rinvio aveva già creato qualche problema, visto che comporta il venire meno di parte del gettito previsto dalla legge di Bilancio. E c'è bisogno di una copertura.

Il Milleproroghe, un provvedimento di fine anno generalmente tranquillo, sta diventando il catalizzatore di tutte le tensioni del governo. Dall'emendamento sulla prescrizione, poi saltato, allo scontro su plastic tax e sugar tax, che l'esecutivo intende forse modificare, ma che Italia viva di Matteo Renzi ha cercato di eliminare del tutto con un emendamento.

Tra le modifiche arrivate ieri, un emendamento che prevede il meccanismo «malus» per la Rc familiare (che dà la possibilità di assicurare un veicolo di categoria diversa, ad esempio uno scooter o una moto), con la miglior classe di merito disponibile all'interno del nucleo familiare.

Tra tante micromisure e finanziamenti ad hoc, è spuntata anche una estensione della moratoria per le trivellazioni. Un emendamento ha allungato lo stop alla ricerca di idrocarburi di sei mesi rispetto al precedente rinvio, quindi fino a fine 2021. Il rischio, ha denunciato il segretario confederale Cisl Angelo Colombini, è che si blocchi qualsiasi investimento nel settore energetico. «Questi interventi legislativi rischiano di affossare il sistema elettrico e dell'estrazione del gas in Italia», ha denunciato il segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli.

Poi l'estensione alle espropriazioni in corso, del principio, introdotto dal prevedente governo secondo cui il debitore non perde il possesso dell'immobile pignorato sino al decreto di trasferimento. Il risultato, ha denunciato Confedilizia, sarà la paralisi delle aste giudiziarie.

Tra le varie spese, un incremento di tre milioni di euro (uno nel 2020 e altri due nel 2021) al fondo per permettere all'Anpal di stabilizzare i propri precari per far fronte ai nuovi compiti a seguito dell'introduzione del Reddito di cittadinanza. Un altro emendamento estende alla fine del 2020 il termine entro i quali i precari della pubblica amministrazione possono maturare i requisiti per la stabilizzazione. Emendamenti sui quali la maggioranza si è mostrata compatta.

Solo i provvedimenti di spesa rendono meno fragile il Conte Bis.

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