Governo

Il governo mette la fiducia per salvare il dl anti-rave

Ostruzionismo delle opposizioni per far scadere il decreto. Oggi si replica, il voto nel pomeriggio

Un'immagine del rave di Modena di qualche giorno fa
Un'immagine del rave di Modena di qualche giorno fa

Se il Senato è impegnato a «chiudere» la manovra ed evitare l'esercizio provvisorio, alla Camera dei deputati il rush finale si concentra sul Decreto legge Rave che deve ottenere il via libera di Montecitorio entro il 30 dicembre, pena la decadenza.

Il testo è quello già emendato al Senato, privo dei passaggi che avrebbero potuto determinare interpretazioni «estensive», punendo potenzialmente occupazioni studentesche e manifestazioni di piazza. Il nuovo reato va a colpire soltanto chi promuove o organizza «eventi che prevedono l'invasione e l'occupazione arbitraria di terreni altrui al fine di organizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento quando dall'invasione deriva un concreto pericolo per la salute o l'incolumità pubblica a causa dell'inosservanza delle leggi su droga, sicurezza e igiene». Insomma circoscrive il perimetro e lo indirizza contro chi organizza rave party non autorizzati. Senza dimenticare che nel provvedimento ci sono anche la riforma dell'ergastolo ostativo e le modifiche delle regole per i medici no vax.

Le opposizioni continuano comunque a battere sul tema della «repressione delle feste», oppure sottolineano che le leggi vigenti consentirebbero di governare il fenomeno senza bisogno di un provvedimento ad hoc. Fatto sta che per tentare di mettere a segno un punto contro uno dei primi provvedimenti firmati dal nuovo governo e tentare la spallata, è scattata a Montecitorio l'offensiva dell'ostruzionismo. Ieri nel primo pomeriggio nonostante il voto contrario dell'opposizione i deputati hanno respinto le pregiudiziali di costituzionalità e approvato il taglio della discussione generale.

Iscritti a parlare in Aula erano 98 deputati, per la maggior parte dell'opposizione, ai quali era riservato un tempo pari a trenta minuti ciascuno. Il governo ha poi posto la questione di fiducia, con l'annuncio all'assemblea del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

Le dichiarazioni di fiducia si svolgeranno nel primo pomeriggio con il voto di fiducia previsto oggi per le 17.25. L'opposizione annuncia comunque ostruzionismo a oltranza. Per questo è già convocata per le 14.30 una nuova capigruppo. In quella sede, in mancanza di un accordo, la maggioranza potrebbe chiedere la seduta fiume, una maratona che si interromperà solo con il voto finale.

Il centrodestra si dice convinto che non esista il rischio di far decadere il provvedimento.

«Preoccupati dall'andamento dei lavori alla Camera sul Dl Rave?» viene chiesto al capogruppo di Fratelli d'Italia, Tommaso Foti. «Pacta sunt servanda dicevano i latini, io so cosa era stato detto in Conferenza dei capigruppo. Si può cambiare idea, però allora vuol dire che i patti non esistono più. Le opposizioni proveranno a far decadere il decreto? Tentar non nuoce, a volte però nuoce se poi non ci si riesce».

Dura anche la Lega con Simonetta Matone. «Nel corso degli anni abbiamo assistito a ogni scelleratezza: dalla droga per lo stupro a terribili fatti di cronaca nera. Il Rave party è per sua stessa definizione, un'attività contro la legge, clandestino e illegale, caratterizzato dall'effetto sorpresa. Non ha niente a che vedere con il giusto diritto di riunirsi per manifestare il proprio pensiero». E se Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra vede all'orizzonte scenari foschi («avete cominciato dai rave, arriverete a fermare qualunque festa»), Augusta Montaruli di FdI fa notare che il decreto è già in vigore e non ha portato a nulla di apocalittico: «Le manifestazioni che si sono svolte in questi giorni sono la prova lampante di come le grida di allarme fossero totalmente immotivate.

È sotto gli occhi di tutti che il polverone sollevato sia stato del tutto strumentale».

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